Illustre e Gentile Presidente Boldrini,
Abbiamo appreso da tv e giornali della sua visita alle Vele di Scampia, durante la giornata di ieri.
Noi, abitanti del Rione De Gasperi di Ponticelli, viviamo in una condizione di degrado molto più sconcertante di quella che ha potuto vedere ieri con i suoi occhi.
Viviamo nell’isolamento, nell’abbandono e nella solitudine, in condizioni disperate e vergognose che tolgono dignità alle nostre vite.
Ha detto che tra gli abitanti di Scampia ha riscontrato uno spirito “di protesta e proposta, e disponibilità a trattare con le istituzioni”: non ci sentiamo da meno, anche noi stiamo portando avanti la nostra protesta civile e siamo stanchi di pagare per errori che non abbiamo commesso.
Se volete davvero aiutarci, dovete abbattere prima i pregiudizi legati alle periferie, ai quartieri come Ponticelli e ai Rioni come il De Gasperi e questo è possibile solo con la vostra vicinanza a questi luoghi di povertà e disperazione, materiale e morale. Diversamente, non fate altro che accrescere le distanze e aumentare il nostro isolamento.
La periferia non è solo Scampia e lo Stato e l’amministrazione continuano a commettere sempre lo stesso errore: vi dimenticate di Ponticelli, quando si devono investire fondi e quando si deve intervenire per sanare “la distanza” con il centro di Napoli e dell’Italia, vi ricordate di questo quartiere solo quando la camorra fa sentire forte la sua presenza.
Le Vele, come il Rione De Gasperi, per anni, hanno rappresentato un presidio di camorra e abbattere questi luoghi per dare una nuova vita, un nuovo respiro e una nuova possibilità soprattutto ai nostri bambini, è la vera ripartenza che dovete augurarvi per l’Italia, perché anche e soprattutto i nostri figli sono il futuro di questa nazione.
Da quando le case assegnate alle famiglie trasferite nei nuovi alloggi sono state murate, i nostri figli stanno vivendo in una condizione di disagio psicologico, oltre che sociale e materiale: incubi notturni, balbuzie, disturbi dell’apprendimento e molti altri segnali sono i sintomi attraverso i quali questi bambini stanno manifestando il loro disagio. Vi chiediamo di intervenire presto per riscattare le nostre sorti prima che sia troppo tardi e che i nostri figli vadano incontro a problemi più seri. Non è dignitoso che la notte dobbiamo organizzare i turni per dormire per tenere lontani i topi dai loro letti e vegliare sul pericolo che gli edifici più pericolanti crollino mentre tutti dormono e nessuno può lanciare l’allarme per metterci in salvo. In questo rione vivono molte ragazze che si apprestano a partorire e sono disperate all’idea di dover portare qui i loro bambini: tra mura ammuffite e pareti pericolanti, in balia dei ratti.
Per capire come si vive nel Rione De Gasperi di Ponticelli, deve entrare nei nostri appartamenti, respirare la muffa che infesta le nostre case, fino a quando non le arriva nelle tempie e, se è fortunata, torna a casa con un mal di testa che le dura un paio di giorni. Deve sedersi alle nostre tavole e, dopo un po’, avvertirà un capogiro, allora capirà che questo succede perché le fondamenta dei palazzi non sono solide né lineari. Se ne accorgerà ancora di più salendo le scale: pericolanti, disconnesse, fatiscenti, traballanti.
Le verrà voglia di fuggire e mentre ci sorriderà, conterà i minuti che la separano dal ritorno alla sua vita agiata. Beati voi che potete fuggire, noi siamo stati condannati a sopravvivere tra le carcasse degradate di quelle che si fanno fatica a definire “case”, “palazzi”, “cortili”, “balconi”.
Come se tutto ciò non bastasse, stiamo andando incontro ad un altro dramma che rende ancora più disperata la nostra situazione: dalle tubature degli appartamenti murati fuoriescono cascate d’acqua che inzuppano le pareti e si riversano fino in strada. La Protezione Civile e i vigili del fuoco vengono allertati quotidianamente per tamponare una situazione che non spetta a loro risolvere. Siamo stanchi, avviliti, arrabbiati e disperati.
Quale destino ci riserva il futuro? Cosa state aspettando per sgomberare il Rione e liberarci da questo inferno? Che ne sarà delle famiglie che non hanno diritto a un alloggio comunale?
È un nostro diritto esigere una risposta e che venga fatta chiarezza sul nostro futuro.
Stiamo vivendo in una situazione di emergenza umanitaria: come i terremotati del centro Italia, come i paesi straziati dalle bombe dei guerriglieri, ma se non ci onorate della vostra presenza, non potrete mai comprendere quanto è drammatica la nostra situazione.
Non aspettate che ci scappi “il morto” per intervenire: per farvi capire quanto siamo “abituati e rassegnati” a vivere nel degrado, vi raccontiamo cosa sta accadendo alle persone che sono andate a vivere nei nuovi alloggi. Alcuni anziani sono morti poco dopo aver preso possesso dell’appartamento, dopo aver passato una vita intera a pronunciare questa frase: “dopo che mi hanno dato la casa, posso pure morire”. I nostri nonni “muoiono di gioia”, i loro cuori non reggono la felicità di vivere in una casa degna di questa definizione.
A Ponticelli, a Napoli, in Italia, nel terzo millennio, c’è gente che “muore per una casa”: questa è la notizia che deve scuotere prima le vostre coscienze e poi le casse dello Stato.
Vi aspettiamo!
Gli abitanti del Rione De Gasperi di Ponticelli