Passeggiare tra le macerie di quello che resta del Rione de Gasperi, ovvero, tra le mura di quello che un tempo era il regno del clan Sarno, consegna una disarmante consapevolezza: non è Aleppo né uno dei comuni del centro Italia dilaniati dal terremoto, eppure, la devastazione che si respira a pochi metri dal centro abitato di Ponticelli e a pochi chilometri da Napoli, è uguale a quella che ci viene descritta dai media per raccontare la disperazione di un mondo che, a conti fatti, non è poi così lontano dal nostro.
Realtà che versano nel bel mezzo di un’emergenza umanitaria, proprio come accade nel Rione De Gasperi, a patto che si voglia e si sappia attribuire alla vita umana un valore unico ed universale.
Il De Gasperi è uno dei tanti rioni trasformati ben presto in microcittà-ghetto, insorte durante la ricostruzione del secondo dopoguerra e, come detto, negli anni successivi fu erto a quartier generale del clan Sarno, una delle organizzazioni criminali più efferate della storia della camorra che per circa un trentennio ha controllato l’intero hinterland napoletano e proprio la caduta di quell’impero del male ha concorso a generare l’attuale situazione in quel rione.
Ciro Sarno, una delle figure più autorevoli del clan, non a caso, fu soprannominato “o’ sindaco”: era lui che assegnava gli alloggi alle famiglie “meritevoli” di abitare nel Rione De Gasperi. Questo ben spiega l’elevato livello di affiliazione che ha contraddistinto quel contesto.
In seguito al declino del clan, molti boss e gregari hanno deciso di collaborare con la giustizia, mentre gli uomini d’onore hanno preferito sobbarcarsi massicce pene per intero, pur di non rinnegare il sistema. Motivo per il quale, oggi, oltre alle 30 famiglie aventi diritto che attendono l’imminente assegnazione degli alloggi comunali che insorgono proprio a pochi metri dal rione, nel De Gasperi “lottano per sopravvivere” le mogli, le figlie, i parenti dei detenuti in regime di 41 bis o condannati a svariati decenni che, proprio per questa ragione, come la legge impone, non potranno mai ambire ad una casa di proprietà del comune.
Cosa significa vivere nel Rione De Gasperi, lo spiegano le immagini più delle parole: le case murate non sono solo “brutte da vedere”, ma hanno concorso ad abbassare notevolmente la soglia di vivibilità di quel contesto.
Si tratta degli appartamenti assegnati alle famiglie trasferite nei nuovi alloggi che – per evitare che venissero occupate – sono state tumulate. Prima, però, nessuno ha provveduto ad intervenire in maniera adeguata sull’impianto idrico e fognario, – e forse anche sulle tubature del gas – anche perché lo sgombero degli edifici è stato parziale. Questo ha creato la seguente situazione: edifici abitati anche da una sola famiglia.
La dilagante presenza di topi è una costante che si ripete in tutti gli isolati e non solo per effetto dei ceppi di rifiuti che militano tra le campagne incolte. I roditori hanno vita facile tra le colonne fecali degli appartamenti murati e fuoriescono dai water delle case ancora abitate. Numerosi gli appartamenti ancora abitati in cui si rileva la fuoriuscita di liquami fecali dai bidet e dai water: per questa ragione il circolo della Madonna dell’arco presente nel rione non può essere più aperto.
Le tubature dell’acqua, non di rado, esplodono dando luogo ad autentiche cascate che logorano le pareti fino a riversarsi in strada. Il filmato allegato all’articolo riguarda l’isolato 20 e la perdita d’acqua documentata fuoriesce da una casa murata. Lo scroscio dell’acqua è una colonna sonora che non si arresta mai, di giorno e di notte. Repentino l’intervento dei vigili del fuoco che, a loro volta, hanno allertato, per l’ennesima volta, la Protezione Civile e la Napoli Servizi, i quali hanno chiuso la chiave dell’acqua per tamponare temporaneamente il problema, ma, nonostante siano trascorsi diversi gironi, nulla è cambiato e gli abitanti dell’isolato, non ponendosi privare di un bene primario, hanno provveduto a riaprire l’acqua. L’assessore Panini che dalla scorsa estate ha preso in eredità la non facile situazione dall’ex assessore al patrimonio Sandro Fucito, sta seguendo da diverse settimane la questione-De Gasperi e ha assicurato che quanto prima riprenderà l’assegnazione delle case e, in merito all’emergenza idrica, ha allertato l’ABC, l’unico ente che può risolvere in maniera definitiva la questione che coinvolge diversi isolati.
Come dimostrano le immagini, all’interno delle case murate degli isolati 21 e 22, ad esempio, il livello di dispersione d’acqua è talmente elevato da aver completamente impregnato le pareti esterne, così come inequivocabilmente dimostrato dalla presenza del “muschio vivo” e dell’acqua che sgorga dalle pareti.
Un fenomeno che si verifica, anche e soprattutto, conseguenzialmente ai furti seriali che vengono messi a segno nelle case murate per portare via pezzi di ferro, tubature di metallo, legna e anche i contatori di acqua e gas, con tutte le conseguenze che questo comporta. Tra gli abitanti del rione, soprattutto tra quelli che vivono ulteriormente isolati, perché circondati e sopraffatti dalle case tumulate, regna la paura. Infatti, anche le case ancora abitate e temporaneamente lasciate vuote da chi le vive, sono state oggetto delle stesse attenzioni.
Continua le presenza dei rom che rovistano tra i rifiuti e che, secondo alcuni abitanti, sono tra gli artefici dei raid messi a segno nelle case murate. Un’altra parte di responsabilità ce l’ha, però, chi vive all’interno dello stesso rione e alimenta “il business” del saccheggio degli appartamenti.
In che condizioni versano gli appartamenti abitati?
Vi abbiamo già ampiamente e più volte documentato la condizione dell’isolato 10, ma anche gli appartamenti che giacciono negli altri isolati non versano in condizioni migliori: case divorate dall’umidità, dove le crepe e gli imponenti pezzi di intonaco distaccati dalle pareti rendono legittimo il senso di pericolo. L’odore di muffa rende l’aria irrespirabile e concorre a costringere molti bambini a convivere con l’asma. Già, perché il De Gasperi registra una fitta presenza di bambini, anche disabili, che manifestano forti disagi, anche sotto il profilo psicologico, da quando il rione accoglie le case murate: balbuzie, disturbi del sonno, dislessia e molti altri segnali che meriterebbero un’attenzione maggiore per far sì che non siano, ancora e sempre, gli incolpevoli a pagare.
È innegabile che il Rione De Gasperi di Ponticelli versi in un tangibile stato di emergenza umanitaria che impone un tempestivo, costante e concreto intervento di tutti coloro che dispongono del potere necessario per intervenire e riconsegnare dignità a quelle vite.
Il presidente della IV Municipalità e i tanti consiglieri pagati anche per servire questi cittadini, devono agevolare il lavoro dell’assessore Panini, mobilitando i tempestivi interventi degli enti addetti alla manutenzione delle case popolari e fornendo agli abitanti del rione l’aiuto di cui hanno bisogno.
È opportuno ricordare ai tanti consiglieri di Ponticelli e dell’intera municipalità che il Rione De Gasperi non esiste solo in clima di campagna elettorale, quando, pur di accaparrare i voti, vale la pena di darsi un “pizzico sulla pancia” per concedersi una passerella tra il degrado e le rovine del rione più disagiato del quartiere e, forse, dell’intera quarta municipalità.