L’asilo nido del Lotto O di Ponticelli, situato in via dei Papiri Ercolanesi e gestito dalle cooperative sociali Co.re nella rete di Federsolidarietà – Confcoperative Campania per il comune di Napoli, nei giorni precedenti ha subito un atto vandalico che ha costretto gli operatori a sospendere le attività.
Immediata la reazione della parte sana della comunità locale, quella che non ha voglia di sottostare alle angherie di chi vuole che a prevalere sul diritto all’infanzia – e non solo – sia il verbo della violenza e che ha innescato una collaborazione repentina tra il consorzio, le famiglie e le istituzioni che ha portato alla rapida riapertura dell’asilo.
Il 21 dicembre alle ore 10,30 l’asilo riaprirà battenti accogliendo un momento di festa che prevede l’allestimento di un presepe realizzato dai bambini degli altri asili gestiti dallo stesso consorzio, presso le Municipalità 9, 6, e 1.
Un rione che vive di silenzi, omertà e misteri e che di episodi come quello verificatosi nell’asilo, ne registra tantissimi. Nella maggior parte dei casi, gli atti vandalici, gli abusi e le violenze non vengono denunciate, perché, il Lotto O di Ponticelli, spogliato dalla retorica e dal finto buonismo di chi ha voluto farci credere che “dal dolore sarebbe nata la bellezza”, seguita ad essere una terra di nessuno, dove a dettare legge sono, da decenni, sempre le stesse logiche.
L’asilo nido, paradossalmente, nei mesi scorsi, è stato oggetto di attenzioni ed accorati appelli da parte di chi spiegava, a favore di telecamera, che fosse necessario supportare ed aiutare le maestre che vi lavorano, ma che, evidentemente, al cospetto del ghigno di terrore esibito dalla criminalità e da chi delinque, troneggia e dissemina terrore lungo strade e in quelle vite, si guarda bene dal “metterci la faccia” per assecondare la logica imposta da chi tiene in ostaggio la loro stessa libertà.
È al cospetto di queste vicende che le associazioni che operano sul territorio per rilanciare, impostare, rivendicare e radicare la legalità devono aggredire gli spazi ed affiancare le parti in causa, per non isolarle, affinché non si sentano sole ed avvilite e trovino in quel forte piglio fornito, il coraggio e la determinazione, per fare la cosa giusta e vincere la paura.
Vittime di un sistema viziato che subiscono senza volersi rendersi conto che quel circolo vizioso non terminerà mai se non troveranno la forza per mettere su un vero e proprio “clan della legalità”, per spezzare quelle catene e riappropriarsi del senso più elementare ed irrinunciabile della civiltà.
È inutile crearsi illusioni ed è doveroso prendere coralmente coscienza di un dato di fatto oggettivo: finché la replica alle suddette angherie sarà ripristinare la normalità, in silenzio e senza destare clamore, tutto verrà sistematicamente ridotto a un botta e risposta sfiancante, una logorante battaglia di nervi che antepone “chi fa” a chi “disfa”. E non cambierà mai nulla. Mai.
Non possiamo sapere chi o cosa si celi dietro questo raid, l’ennesimo di una lunga e silenziosa mattanza che inneggia alla distruzione e al terrore, ma la matrice che lo ha generato, quella si che è storia nota. Un’onda vibrante e deleteria di regresso che travolge, soprattutto, le coscienze di quei piccoli ed innocenti occhi che, fin da subito, vengono educati ed istruiti alla “logica dell’odio e della distruzione” ed è proprio a loro che dovrebbero guardare gli adulti e chiedersi quale esempio e, soprattutto, quale mondo vogliono lasciargli in consegna.
S’inneggia al cambiamento, alla rivalsa e al riscatto, ma le prime menti imbrigliate nella logica senza fili della criminalità sono proprio le loro: quelle di chi vive in quei luoghi e subisce in silenzio e preferisce inveire contro lo Stato, le forze di polizia e le istituzioni, accusandoli di essere assenti, piuttosto che ritrovarsi davanti allo specchio, a tu per tu con la propria coscienza e trovare il coraggio di chiedersi: lo Stato, le forze di polizia, le istituzioni, sarebbero entrate, se gli avessi aperto la porta?