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Applausi e urla di approvazione: così i baby-boss accolgono le apparizioni in tv di Roberto Saviano

Luciana Esposito di Luciana Esposito
16 Dicembre, 2016
in In evidenza, News
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Applausi e urla di approvazione: così i baby-boss accolgono le apparizioni in tv di Roberto Saviano
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wp_ss_20161208_0111Uno scenario inedito, quello emerso nelle ultime ore tra le strade e i palazzi delle “terre di Gomorra” e, stavolta, non in relazione a vicende direttamente correlate alla cronaca nera o a vicende di camorra.

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Da qualche tempo impazzano le comparsate televisive di Roberto Saviano, finalizzate a promuovere e raccontare il suo ultimo libro: “La paranza dei bimbi”, incentrato sul dilagante fenomeno dei baby-boss boss tra le schiere della camorra.

Quanto testimoniato da chi vive nei contesti popolari della periferia napoletana ha dell’incredibile: urla e sussulti di gioia s’innalzano tra le mura degli alloggi comunali erti a quartier generale dei clan, quando Roberto Saviano appare in tv.

Accade nel Rione Conocal e nel Lotto O di Ponticelli, ma anche in taluni circoli ricreativi di Scampia e di molte altre periferie e comuni di provincia, in tutti i luoghi in cui i giovani interpreti della camorra sintonizzano la tv sul volto di Saviano, si registrano scene di esaltazione ed ammirazione.

Applausi scroscianti e frasi ad effetto: “Sì gruoss’”, “sei il numero uno”, “Sì ‘o chiù fort’”, accompagnano i sermoni dello scrittore, in merito alla crescente diffusione della criminalità organizzata tra i giovanissimi di Napoli e provincia. A tributargli quel plateale attestato di stima sono proprio loro: quei ragazzi che Saviano racconta davanti alle telecamere e tra le pagine del suo libro.

Se la camorra casalese e i suoi follower lo vedevano come “un infame che meritava di morire”, infatti, tutt’altra considerazione e percezione hanno imparato a maturare verso la sua figura le giovani leve della camorra.

I baby-boss amano, approvano ed applaudono il lavoro dello scrittore e non perché vedono in lui un “eroe nazionale”.

Tutt’altre le motivazioni che fomentano quella plateale e accorata acclamazione: Saviano è quello che ha inventato “camorristi forti” come Genny Savastano, Salvatore Conte e Ciro l’immortale. Personaggi spietati e potenti, diventati delle autentiche icone per chi guarda alla camorra come un verbo da servire e dal quale lasciarsi guidare ed ispirare.

E non è tutto: Saviano, adesso, racconta di loro. La stessa mano che ha dato vita a quei celebri modelli cinematografici/camorristici, ha forgiato un medesimo ritratto del volto e delle anime di quei baby-boss.

Se è Saviano a dire che sono spietati e pronti a tutto, non possono tirarsi indietro al cospetto di quella sorta di “inconsapevole ansia da prestazione” che subentra, dentro quei giovani corpi pompati da amné e cocaina, per effetto dell’inconscia sfida con i personaggi di Gomorra.

I giovani criminali che si rispecchiano nella “paranza dei bimbi” si sentono in dovere di non deludere le aspettative del lettore/spettatore e rimangono incastrati in quel set ispirato alla vita reale, incapace di discernere la realtà dalla finzione, prima nella mente dei baby-boss – e degli aspiranti tali – e poi agli occhi dell’opinione pubblica.

Perché il fatto che Saviano abbia acceso i riflettori su di loro non li infastidisce, ma li esalta?

In primis, sanno che lo scrittore è lontano e quindi i suoi occhi non vengono percepiti come una temibile minaccia, bensì come un binocolo puntato esattamente dove quei ragazzi vogliono che cada l’attenzione. Saviano diventa, per loro, un generoso showman disposto a dividere il palcoscenico con loro, perché commette un errore madornale chi guarda ai baby-boss con gli occhi ancora viziati dai dogmi che hanno contraddistinto la “vecchia camorra”. Nell’era dei social e della forte ostentazione dell’avere e dell’apparire a ogni costo e sopra tutto e tutti, questo genere di visibilità lusinga, esalta, entusiasma, fino a facilitare il processo che porta alla trasformazione della camorra in un modello socialmente accreditato.

Il loro intento è quello di “fare paura” per esigere rispetto e servilismo: più feroce e temibile è il ritratto che li presenta all’opinione pubblica, più, di fatto, sentono di dover ribadire di esserlo nella vita reale.

Quei ragazzi, pertanto, sono sinceramente riconoscenti a Saviano per l’immagine di loro che lo scrittore ha concorso a fornire.

Le loro gesta e “la loro forza” sbattuti in faccia all’Italia e al mondo intero, attraverso il miglior biglietto da visita auspicabile, in termini di “garanzia di successo”, diventa un motivo di vanto ed orgoglio: ecco come si spiegano gli applausi, i consensi e l’ammirazione che i baby-boss rivolgono a Roberto Saviano.

Tags: baby-bosscamorracriminalitàgomorrala paranza dei bimbilibronapoliperiferiaroberto saviano
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