Scoprire Montesanto attraverso i racconti e i volti di chi ha scritto e continua a scrivere (anche) attraverso il cibo la storia del quartiere più poroso e identitario della città. Artisti, ricercatori e piccoli imprenditori animeranno la seconda tappa del progetto promosso dalla Fondazione Premio Napoli “Il (buon)gusto dell’innovazione”, riflessioni sull’immaginario culinario della città, in programma venerdì 9 dicembre alle 17.30 presso il Museo Nitsch.
Nel corso dell’incontro verrà presentato “Montesanto foodwalk”, percorso di realtà aumentata sulle tradizioni enogastronomiche del quartiere.
Interverranno Gabriele Frasca, presidente della Fondazione Premio Napoli, Stefano De Matteis, docente di Antropologia presso l’Università di Salerno, Carmelo Colangelo, docente di Filosofia Morale presso l’Università di Salerno, lo scrittore Maurizio Braucci e il dietologo Franco Contaldo, docente di Medicina interna dell’Università di Napoli Federico II. A presentare l’applicazione “Montesanto Foodwalk” saranno Pasquale Napolitano e Stefano Perna, esperti di sound design, docenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e membri del team di Nevermind, impresa di comunicazione e cultura digitale.
Saranno presenti alcuni protagonisti della narrazione collettiva di “Montesanto Foodwalk”, tra cui Antonio Ferrara (Coloniali “Pietruccio”), Attilio Bachetti (Pizzeria Attilio) e Sergio Bizzarro (Associazione Le Scalze).
Montesanto è un luogo coeso e denso al punto da apparire quasi “inespugnabile”, cioè impermeabile a tutti quei cambiamenti che in altri quartieri si individuano e riconoscono a vista d’occhio (nuovi ristoranti e botteghe, negozi e cibi etnici).
“Il quartiere rappresenta un pezzo significativo del cuore di Napoli – osserva Stefano De Matteis, docente di Antropologia dell’Università di Salerno – che conserva una stratificazione sociale articolata ma nello stesso tempo tutta esposta alla strada perché impegnata in attività pubbliche e tutte legate principalmente all’alimentazione: è possibile ricostruire la storia del quartiere dai locali storici, importanti e di richiamo, ma di certo non rubricabili tra i locali dell’élite. Si tratta di un cibo di strada e, forse per questo, anche di conservazione delle tradizioni”.
“Montesanto foodwalk” è il primo episodio di Zurriapp (dal napoletano zurrià: andare a zonzo, girovagare) progetto di sound design urbano ideata da Nevermind, impresa di comunicazione e cultura digitale. Zurriapp fa da contenitore a degli autentici “attraversamenti sonori” della città in cui ogni quartiere di Napoli è narrato dal vissuto dei suoi stessi eroi quotidiani.
A produrre la prima tappa di Zurriap è la Fondazione Premio Napoli con “Montesanto foodwalk”, percorso che indaga il quartiere a partire dal suo multiforme rapporto con il cibo; cibo come valore di comunità, cibo come “smart specialization”, cibo come mercato: la vera e propria agorà del quartiere. Basato su sensori di geolocalizazione distribuiti nelle strade dell’area, dalla Pignasecca a Portamedina, a vico Cappuccinelle 13, dove aveva sede la storica sede della ex Mensa dei Bambini proletari, l’app trasforma lo smartphone del fruitore in una guida “aumentata” grazie a cui chiunque potrà accedere a una voce collettiva fatta di racconti, interviste, suoni e rumori del vissuto di chi abita e dà forma alla geografia urbana e umana di Montesanto.
“Da anni attraverso il quartiere di Montesanto – spiega Pasquale Napolitano, esperto di sound design dell’Accademia di Belle Arti e Nevermind, tra i curatori del progetto – e la mia percezione è cambiata molto nel corso del tempo. Quando vedo i turisti passare fuori Pescheria Azzurra, fare foto e proseguire, ho sempre pensato che si stessero perdendo qualcosa, il racconto di quelle persone che con il loro vissuto quotidiano quello spazio lo definiscono e riempiono di senso. E’ così che abbiamo pensato ad uno strumento con cui sia possibile accorciare questa distanza, che è pure a volte una barriera. Per questa ragione nell’app i percorsi avranno sempre due caratteristiche che li differenziano delle altre soundwalk più comuni: il fatto di essere interattiva e quello, ancora più importante, che a raccontare i luoghi sono i suoi stessi abitanti”.