La mattanza di morti continua in Siria ed è continua. Vite che si dissolvono in un triste ed approssimativo bilancio di morte e che perdono nome ed identità insieme all’ultimo respiro. Delle loro storie non è data notizia, dei loro drammi e dei loro sogni, meno che mai.
Un mondo distante e che va collocato necessariamente lontano dalle nostre vite, per non appesantire la coscienza di un ulteriore stato d’animo negativo.
Lo scorso mercoledì, 30 novembre, ad Aleppo, è morto anche Anas al-Basha, un operatore sociale di 24 anni che per mesi ha cercato di far ridere i bambini orfani e traumatizzati dal conflitto, travestendosi per loro da clown.
Anas aveva scelto di rimanere nella parte est assediata della città. Anche quando i suoi genitori si erano trasferiti in campagna, l’estate scorsa, lui aveva continuato a lavorare nello “Spazio per la Speranza”, una delle tante, piccole e sconosciute organizzazioni impegnate nel campo umanitario che cercano di assistere i più deboli nella tempesta della guerra. Ed è stata la sua diretta superiore, Samar Hijazi, a dare la notizia della sua morte, avvenuta sotto un bombardamento nel quartiere di Mashhad, apparentemente compiuto da forze governative o russe.
I raid e i bombardamenti con razzi su Aleppo orientale si sono intensificati negli ultimi giorni, in coincidenza con l’offensiva delle forze lealiste per riprendere il controllo dell’enclave in mano agli insorti e a gruppi jihadisti, dove rimangono intrappolati 200.000 civili.
‘Spazio per la Speranza’ gestisce 12 scuole e quattro centri di sostegno psico-sociale per 365 bambini rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori. Molti dei 34 membri che compongono lo staff hanno imparato il lavoro sul campo, durante gli oltre cinque anni della guerra civile, trasformatasi ormai in un conflitto internazionale.
Dopo la morte di Anas, l’organizzazione ha deciso di sospendere l’attività. Ad Aleppo est, sotto le bombe, rimane ora la moglie di Anas, rimasta vedova dopo due mesi di matrimonio, solo perché suo marito ha speso la sua vita per regalare sorrisi a quei bambini di cui nessuno si occupa né preoccupa.