Un percorso sofferto, tortuoso, incerto e dall’esito tutt’altro che scontato quello che ha portato i riflettori del teatro Trianon di Napoli a riaccendersi, accantonando gli anni più bui nel cassetto destinato ad accogliere i brutti ricordi.
Il sipario dello storico teatro di piazza Calenda si riapre per accogliere lo spettacolo che ripercorre la vita e la carriera del suo nuovo condottiero: Nino D’Angelo. Il nuovo direttore del Trianon, venerdì 2 dicembre, sprezzante della “sfida in diretta” con gli azzurri che al San Paolo hanno sfidato l’Inter, ha portato in scena lo spettacolo “Io, senza giacca e cravatta”, in cui canta, recita e narra, la sua storia, umana ed artistica, alternando a canzoni e pezzi di recitazione, degli autentici momenti-confessionale ed excursus tra aneddoti e ricordi legati alla vita del “caschetto d’oro”.
Il viso segnato dalle rughe, il corpo appesantito da qualche chilo in più, il caschetto ridimensionato e completamente argentato, eppure, nella voce, nella tempra e nella generosità artistica, Nino non è invecchiato. Nel suo caso, il tempo trascorso da quando era l’icona che faceva sognare i ragazzi delle generazioni a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 fino ad oggi, ha comportato un’evoluzione importante dal punto di vista artistico e che ha in qualche modo portato Nino a dividere la storia della sua carriera in due fasi ben definite: da baluardo del genere neomelodico a poeta dell’anima partenopea.
D’Angelo ha ampiamente dimostrato di non poter più rientrare negli abiti che hanno sancito il suo successo, eppure, durante una serata densa di suggestioni ed emozioni, un tuffo nel passato, per riportare a galla le emozioni legate alle reminiscenze di una carriera agli albori, proponendo l’intramontabile “Nu jeans e na maglietta” sarebbe apparsa un’esigenza tutt’altro che fuori luogo o stonata. Meno che mai, al cospetto dei tanti giovani, presenti sul palco e in platea, destinatari/beneficiari ultimi della nuova linfa che rigenera le sorti del Trianon che, nel cuore di un quartiere complesso e fragile come Forcella, assume una connotazione ben più importante di quella confacente ad un semplice teatro: un presidio di cultura, arte e legalità, un barlume di speranza, un’alternativa, concreta e diversa, per tanti giovani.
Il leitmotiv, dello spettacolo e della serata, è un’emozione variegata e proposta sotto diverse forme e che nelle stesse lacrime dell’amatissimo ed applauditissimo cantante ha vissuto il momento più toccante e solenne.
L’abbraccio del pubblico e la commozione di Nino, sincera e palpabile: l’istantanea che immortala il ricordo più indelebile dell’attesissima notte da sogno del Trianon.
Alla fine dello spettacolo, D’Angelo ha preso la parola, per ringraziare le istituzioni presenti in sala: il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, seduto in platea, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, seduto in galleria. Una distanza fisica che ben incarna anche quella politica che intercorre tra i due e che D’Angelo ha collocato al centro del suo discorso, rimarcando la necessità di appianare le divergenze per il bene della città e dei napoletani, tra gli applausi del pubblico e i sorrisi imbarazzati dei due interessati. Il neodirettore del Trianon ha ricordato al pubblico presente in sala, in vista dell’imminente Referendum che chiamerà gli italiani alle urne domenica 4 dicembre, l’importanza di partecipare attivamente alla vita politica del nostro Paese, non rinunciando al diritto di voto, a prescindere dall’adesione che si andrà ad esprimere. Un finale “col botto” per una serata nata nel segno di una vera stella come Nino.