L’ente dimostra, ancora una volta, di non usare giri di parole né mezzi termini, pur di recuperare i crediti.
L’ultima clamorosa vicenda si è verificata a Napoli e ha subito fatto il giro del web.
Tutto nasce da una lettera da parte dell’Agenzia di riscossione in cui si chiede al contribuente di presentarsi in banca nel giorno e nell’orario indicato per l’apertura della sua cassetta di sicurezza.
Nella comunicazione viene indicata l’agenzia bancaria e tutti i dettagli per l’apertura della cassetta. Poi arriva anche una velata minaccia: nel caso in cui nessuno si presentasse all’appuntamento, la cassetta verrebbe forzata ugualmente dagli addetti di Equitalia.
Si tratta solo dell’ultimo clamoroso caso che porta la firma dell’ente nazionale di recupero crediti che rappresenta il più temuto incubo degli italiani.
A Roma, un cittadino si è visto ipotecare da Equitalia i propri immobili a garanzia di un pagamento di crediti scaduti. Il debito del cittadino era di poco superiore ai 5.000 euro e quindi inferiore agli 8.000 euro previsti come limite per poter procedere con l’iscrizione ipotecaria sugli immobili.
Casi fuori da ogni logica non mancano, soprattutto quelli riconducibili alle cosiddette “cartelle lumaca”, perché così lente da arrivare con 34 anni di ritardo. Risale al 1978, infatti, il debito per il quale un imprenditore con debito tributario nei confronti di Equitalia di circa 25.000 euro e proprietario di un unico immobile del valore di circa 700.000 euro su cui l’Ente ha iscritto un’ipoteca. L’imprenditore ha avuto cognizione e conoscenza della attività cautelare di Equitalia solo in un secondo momento, in quanto mai nessuna notifica o comunicazione dell’ipoteca è stata a lui inoltrata.
Un pensionato di 85 anni si è visto recapitare non solo il fermo amministrativo alla macchina, ma anche l’ipoteca alla casa. Secondo una recente sentenza è illegittimo il “preavviso” di fermo amministrativo dell’autovettura, emesso da Equitalia E.TR. s.p.a., se per il credito che si vuole garantire l’agente della riscossione ha precedentemente iscritto anche un’ipoteca sull’immobile del debitore.
Una ex tabaccaia veneziana si è ritrovata con una cartella esattoriale da 500 mila euro per teorici contributi non pagati all’Ente previdenziale e alla Camera di Commercio.
Mentre a due commercianti di Mira è stata richiesta la somma di 400 mila euro e a un imprenditore l’importo contestato è di 351 mila euro.
Multe, contestazioni dell’Inps per mancati contributi, bolli auto, anche canoni tv non onorati: questi casi più contestati dagli italiani.
Nessuno, prima d’ora, si era visto costretto a misurarsi perfino con il timore di vedere violata la propria cassetta di sicurezza, da parte dell’Ente che si mostra davvero pronto a tutto pur di riscuotere i crediti.