Un momento atteso da decenni, quello sopraggiunto quest’oggi a Scampia: si sta svuotando la Vela Celeste, uno dei plessi più coinvolto, in passato, nello spaccio di droga.
La Vela Celeste era una di quei contesti forgiato a immagine e somiglianza delle esigenze delle piazze di spaccio accolte tra il degrado e la fatiscenza di quei lugubri palazzoni. L’ultima piazza di spaccio scoperta nella Vela Celeste è stata smascherata lo scorso settembre. Un 20enne finì in manette, sorpreso mentre cedeva una dose di droga ad un occasionale acquirente, all’altezza del lotto LM della Vela Celeste, in Viale della Resistenza.
Stamane, 10 novembre, alla presenza dell’assessore Panini, assessore alle politiche per la casa, è iniziato il trasferimento dei nuclei familiari delle Vele nei nuovi alloggi di via Gobetti e via Labriola. Entro tre settimane 115 famiglie avranno una casa dignitosa e, dalla prossima primavera, partirà il piano di abbattimento delle Vele di Scampia.
Inizia così la consegna degli alloggi dei nuovi insediamenti di via Labriola, via Gobetti e Piazza della Socialità, nel quartiere di Scampia. Le operazioni dei nuclei familiari delle Vele, avviata stamani alle 9, al ritmo di 6 – 7 famiglie al giorno, porterà al trasferimento nei nuovi alloggi secondo un calendario di 19 giorni, che prevedrà l’assegnazione dei primi 115 appartamenti.
Gli occhi dei cittadini di Ponticelli che vivono tra i relitti del Rione De Gasperi, si riempiono di “invidia” e desolazione, nel guardare le immagini che raccontano la gioia degli abitanti delle Vele nell’abbandonare quel degrado molto simile a quello che tuttora respirano loro per dirigersi verso una casa degna di questa definizione.
“Vedersi assegnare la casa, significa vedersi ridare la dignità che abbiamo perso costretti a vivere nello squallore di questo posto – racconta una donna di 70 anni che prima di morire vorrebbe provare quella stessa gioia – la casa mi era stata assegnata, una volta a Secondigliano e un’altra volta nel Bronx, ma in tutte e due le circostanze, fu occupata prima del mio arrivo da “famiglie poco raccomandabili” e come potevo fare io, madre di figli che ho cresciuto onestamente, a cacciarli dalla casa che era stata assegnata a me e che spettava a me?”.
Un calvario che dura da circa 50 anni, quello di una delle abitanti più anziane dell’isolato 10 del Rione De Gasperi e che accoratamente manifesta il suo ultimo desiderio: “vorrei provare la gioia di entrare in casa mia, prima di morire. Non voglio morire con il desiderio di vedermi assegnare una casa.”
Un desiderio ampiamente condiviso e che dilaga tra i palazzi, in parte murati e in parte ancora abitati, e gli edifici sui quali l’amministrazione non è ancora intervenuta in termini di manutenzione/assegnazione.
La frustrazione deriva dal sovraffollamento di case piccole, fatiscenti e malandate, oltre che dalla situazione globale in cui imperversa il Rione De Gasperi.
Il declino delle Vele, con tutto l’imponente carico emotivo ed ideologico annesso, in termini di riabilitazione culturale e sociale che inevitabilmente verrà introdotta dall’abbattimento di uno dei luoghi-simbolo della criminalità organizzata, rappresenta un momento storico importante per l’intera città.
Una situazione equiparabile a quella del Rione De Gasperi, le cui sorti, per decenni, sono state legate a quelle del clan Sarno che proprio tra i palazzi di quel rione ha edificato la sua roccaforte.
Un rione che vede la luce negli anni 50, in piena ricostruzione post guerra, quando a Napoli vengono costruiti i nuovi quartieri popolari: ha inizio così l’epoca della “periferia”, senza una specifica connotazione, testimoniata appunto dal Rione De Gasperi.
Il Rione è costruito su una lieve collina, con dislivelli di circa 12 metri tra via De Meis e le strade più a sud verso il comune di San Giorgio a Cremano, il rione è tagliato in due parti dalla Circumvesuviana, è di fatto attraversabile con un’unica grande strada larga circa 10 metri che passa sotto la linea ferrata.
Da quando sono stati innalzati i nuovi edifici di proprietà del comune, il dislivello tra vecchio e nuovo è ancora più tangibile. A partire dall’illuminazione, “vistosa” degli edifici nuovi e pressoché assente tra le rovine del vecchio rione. Intonaco, vivibilità, qualità della vita, condizione dell’impianto idrico e fognario, agibilità, sicurezza: queste le parole-chiave che delineano le differenze tra quello che è stato e quello che deve essere.
Nel programma elettorale del riconfermato sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sotto la voce “obiettivi raggiunti” si legge: “consegnate le nuove case a Ponticelli di diversa quadratura a seconda del nucleo familiare: 83 mq, 104 mq, 120 mq, 121 mq.”
“Uno degli obiettivi fondamentali del comune di Napoli – si legge ancora sul sito www.sindacopernapoli.it – è mettere in campo strategie e programmi per garantire a tutti i cittadini il diritto ad abitare in una casa dignitosa e adeguata alle proprie esigenze, sia mediante l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica sia attraverso l’erogazione dei contributi a sostegno dell’affitto per gli inquilini che devono pagare, attraverso il libero mercato, un canone troppo alto rispetto al proprio reddito familiare.”
Il primo, unico e perfino ultimo desiderio di una 70enne che ha speso l’intera vita ad attendere che le venisse assegnato un alloggio, verrà, quindi, realizzato?