La storia di Germana Chiodi ha strabiliato l’Italia intera e può essere addirittura paragonabile ad una favola dei tempi moderni.
La storica segretaria di Bernardo Caprotti, patron della catena di Supermercati Esselunga, quando è entrata in azienda come impiegata di contabilità, nel 1968, non aveva ancora compiuto vent’anni. Presto è stata promossa a assistente nella segreteria di direzione. Adesso è in pensione, ma continua a lavorare, spesso, anche fino a tarda sera, come consulente. Gliel’aveva chiesto Bernardo Caprotti che le ha lasciato metà dei suoi risparmi: 75 milioni di euro e due quadri di Mario Nuzzi. Una vita trascorsa relegata dietro ad una scrivania per nove, dieci ore al giorno, e a volte anche il sabato.
«Il dottore mi aveva anticipato che mi avrebbe ricordato nelle sue ultime volontà e io gli avevo detto che avrei fatto lo stesso nel mio testamento con alcune delle tante attività benefiche che lui aveva sempre sostenuto; facendolo nel silenzio perché ripeteva sempre che la beneficenza non va pubblicizzata»: racconta così “la segretaria più invidiata d’Italia, nel corso di un’intervista rilasciata a “Repubblica”, il rapporto speciale che intercorreva tra lei e Caprotti. Germana non era solo una segretaria, ma la donna di fiducia, il braccio destro, la consigliera di Caprotti. Aveva molta influenza su di lui, che chiedeva consiglio a lei per le assunzioni e anche per i licenziamenti. Germana Chiodi è anche quella che ha inventato il nome della carta fedeltà, «Fidaty». «Non solo il nome della Fidaty. – precisa la donna – Sono stata ascoltata, dopo varie discussioni, su tante idee che ho avuto per Esselunga».
«Il dottore mi chiedeva la mia opinione sulle persone che lavoravano in Esselunga, – racconta Germana – mi chiedeva cosa pensavo a livello professionale e io rispondevo sinceramente. Quando invece avevo dei dubbi, perché non avevo idea di chi fossero o di come lavorassero, non mi sono espressa».
La donna spiega così l’assunzione in azienda di quattro sue nipoti: «Non vedo cosa ci sia di male. Ho segnalato alcune mie nipoti perché sono brave persone e hanno voglia di lavorare e hanno cominciato anni fa, partendo dalla gavetta. Così come ho segnalato tante altre persone in Esselunga anche se non sono mai stata presente a nessun colloquio, né era una mia competenza selezionare il personale».