Durante la giornata di ieri, 5 novembre, un folto gruppo di persone si è radunato in piazza San Marco a Firenze per contestare la Leopolda organizzata da Matteo Renzi.
Si sono verificati degli scontri tra manifestanti e caschi blu, allorquando la polizia ha iniziato a caricare verso il corteo che non era stato autorizzato per motivi di sicurezza. I manifestanti, da parte loro, hanno lanciato petardi e altri oggetti. Un agente è rimasto ferito a una gamba.
Strade inondate di ortaggi, quelli che i manifestanti hanno lanciato contro la polizia. I negozi di via Cavour sono chiusi e le saracinesche abbassate, nonostante il sabato di shopping, per timore di danni durante i tafferugli.
Al corteo contro la Leopolda organizzata da Matteo Renzi hanno aderito i centri sociali delle Marche e di altre regioni, oltre che alcuni esponenti dell’associazione «vittime del decreto Salva-Banche».
«La città di Firenze non è di proprietà di Renzi, ci ricompattiamo e continueremo a manifestare il nostro NO in direzione Leopolda». Lo dicono i manifestanti dopo gli scontri con la polizia di questi minuti. La piattaforma «Firenze dice No» su facebook fa sapere che il corteo prosegue, con l’obiettivo di raggiungere la kermesse con il premier Renzi. «Il corteo è determinato — spiegano — resiste e ora è partito per comunicare alla città quanto accaduto e per poi riprovare a dirigersi verso Renzi e la Leopolda del sì!».
«Persone incappucciate che usano violenza contro la città sono inqualificabili. Dire no è legittimo, sfasciare Firenze è inaccettabile». È quanto scrive in un tweet il sindaco di Firenze Dario Nardella circa la contromanifestazione per la Leopolda.