La camorra che non ti aspetti. Ovvero, quella che sai che esiste, ma che ti lascia a bocca aperta tutte le volte che professa la sua indole imprenditoriale, scaltra, acuta, con un marcato fiuto per gli affari di rilievo.
L’ultima inaspettata scoperta giunge da Firenze, dove è emerso che dietro la gestione di un ristorante del centro c’era proprio l’occulta mente della fazione Schiavone del clan dei Casalesi.
Tra i complici spicca il nome di Joseph Danilo Iacoviello, genero dello stilista Roberto Cavalli.
A finire nell’occhio del ciclone è il ristorante “il Cabreo” di via De’ Guicciardini, acquistato con i soldi frutto delle estorsioni ai danni dei commercianti di Aversa.
A finire in carcere, su ordine del gip del Tribunale di Napoli, Giordano Arbolino, 33 anni, ritenuto dalla Dda partenopea e dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe che hanno condotto le indagini come un fedelissimo di Carmine Schiavone, terzogenito del capoclan dei Casalesi Francesco «Sandokan» Schiavone. Arborino risponde di associazione a delinquere di stampo camorristico e intestazione fittizia di beni commessa per agevolare il clan dei Casalesi.
I militari guidati da Simone Calabrò hanno inoltre notificato per conto della Direzione Distrettuale Antimafia gli avvisi di conclusione indagini ad altre tre indagati tutti napoletani, ovvero al 35enne Iacoviello, ad Alessandro Gigante 32 anni e al suocero di quest’ultimo Antonio Esposito, 48 anni. A loro gli inquirenti hanno contestato l’intestazione fittizia in concorso con Arborino e l’impiego di danaro, beni e utilità con l’aggravante mafiosa. Il nome di Arborino è emerso anche nelle indagini che hanno poi portato, nel gennaio 2013, alla cattura dell’allora trentenne Carmine Schiavone, noto come «Carminotto».
Alcuni collaboratori di giustizia, una volta vicinissimi all’ex rampollo del boss, come Di Martino, hanno indicato Arborino come colui che raccoglieva il pizzo dagli operatori economici di Aversa; ma il 33enne, che prima di oggi era stato fermato nell’agosto 2013 per il possesso di una pistola detenuta per conto del clan, avrebbe poi reinvestito anche parte dei proventi acquistando le quote della società Onda srl, proprietaria del ristorante «Il Cabreo» (poi ceduto ad altre persone), e intestandole poi quasi interamente a Gigante. A proporgli l’affare, è emerso, era stato l’altro indagato Iacoviello, già proprietario di fatto del ristorante.
Iacoviello divenne noto alla cronaca nel 2010 quando il locale da lui aperto nel 2010, il Cavalli club, locale vip ubicato in piazza del Carmine a Firenze, fu devastato nel marzo dello stesso anno da un gruppo di immigrati africani armati di spranghe; poche settimane dopo anche l’ex giocatore di Fiorentina e Juventus Adrian Mutu fu coinvolto in una rissa nel locale che poi fu chiuso. Qualche mese fa Iacoviello è stato poi denunciato con la moglie Rachele Cavalli, figlia dello stilista, per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, perché avevano inveito contro gli agenti che li avevano fermati dopo che in auto, probabilmente ubriachi, avevano seminato il panico per le strade del centro di Firenze.