Migliaia di marocchini hanno tenuto proteste in diverse città dopo che un venditore di pesce è stato investito a morte da un camion di rifiuti cercando di recuperare il pesce sequestrato dalla polizia.
Le autorità lo avevano trovato con diverse tonnellate di pesce spada, una specie protetta la cui pesca è vietata in questo periodo dell’anno. Il carico, confiscato, era finito nel camion per la raccolta e il compattamento dei rifiuti. Allora Mouhcine Fikri, questo il nome dell’ambulante protagonista della vicenda, ha provato a recuperarlo, ma è rimasto schiacciato dentro un camion della spazzatura.
Una morte tragica, che ha fatto scoppiare proteste di massa in tutto il Marocco, le più grandi dall’inizio della primavera araba. Il governo a tal proposito ha promesso un’inchiesta, ma la morte dell’uomo non è altro che l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Infatti oltre a Fikri anche altri ambulanti avevano provato a entrare nel veicolo, ma soltanto lui è rimasto intrappolato. Scene che hanno fatto il giro della rete e in tutto il Paese, da Marrakech a Rabat, sono state organizzate manifestazioni pacifiche per protestare contro la violenze della polizia.
La sua storia è diventata metafora del potere che schiaccia i deboli. “Mouhcine Fikri non è l’unica vittima delle umiliazioni e delle violenze da parte delle autorità marocchine”, ha dichiarato nell’ultima notte di proteste Taib Madmad, attivista per i diritti umani. “Molti cittadini sono stati uccisi dalla polizia e dalle autorità prima di lui.”
E ancora: “Molti marocchini di diverse classi sociali sono scesi in piazza“ha aggiunto una studentessa, Rabab Rzini. “È una vera rivolta contro il sistema che umilia e sminuisce la situazione in cui viviamo. Qualunque sia la causa della sua morte – che si sia suicidato o sia stato ucciso dalla polizia – penso che ora nel Paese si stia verificando una rivoluzione popolare e di massa.”
La morte di Mouhcine Fikri, infatti, ricorda il suicidio di una donna, qualche mese fa, a Kenitra, dopo il sequestro del pane che vendeva senza licenza. E il governo adesso teme che la protesa possa allargarsi: nel 2010 fu il suicidio di un tunisino a dare il via alle primavere arabe.