Le scosse di terremoto che stanno colpendo il Centro Italia sono state avvertite anche a Napoli ed il Comune partenopeo sta provvedendo a varare un piano di fuga in caso di terremoto. Il vicesindaco, Raffaele Del Giudice, ha assicurato che «il piano c’è, lo stiamo aggiornando sulla scorta di quello per la zona rossa connessa al Vesuvio e ai Campi Flegrei», si apprende da Il Mattino.
Lo stesso vicesindaco ha continuato spiegando che proprio in questi giorni si sta «ultimando anche la riclassificazione degli edifici a rischio. Si tratta di una mappatura non semplice ma che è quasi pronta e a breve la vareremo, grazie anche alla sinergia con la Regione. Il nostro dovrà essere un piano dinamico e in continuo aggiornamento».
Durante il pomeriggio di oggi, 31 ottobre, Rosario Lopa, Portavoce Prima Italia Napoli–Comitato Napoli Sociale per il NO referendum, e Alfredo Catapano, esponente di Azione Nazionale-Napoli Capitale, a margine della pubblicazione tramite organi di stampa della notizia che la città di Napoli non ha un piano antisismico, hanno ribadito, che lo scorso 2 settembre hanno provveduto a consegnare al Palazzo di Governo Prefetto di Napoli, una richiesta di sollecito agli enti preposti per il monitoraggio, verifica e controllo della staticità degli edifici scolastici e degli edifici adibiti ad abitazione della Campania, ai sensi della vigente normativa in materia di sicurezza e di edilizia scolastica ed residenziale, attestante l’idoneità statica dei locali.
Un’impellenza sollecitata dalla forte scossa con epicentro nei pressi di Amatrice e Accumoli, in provincia di Rieti prima e la seconda più forte di domenica 30 ottobre con epicentro comuni vicino Norcia, chiaramente avvertita nelle regioni limitrofe e anche in Campania e principalmente a Napoli.
“La nostra regione, – hanno sottolineato Lopa e Catapano – da sempre, è soggetta a ingenti deformazioni del suolo (bradisismi), accompagnate da variazioni della composizione dei gas fumarolici, oltre e da una moderata sismicità presente a fasi alterne ma intensa. Esistono norme e criteri, ma non un piano, per quanto riguarda l’ente comunale, la questione è la priorità di spesa decisa. Il privato, fa un altro ragionamento è che la gente preferisce spendere soldi per abbellire le proprie case, ma non per renderle più sicure, perché a parte le zone in cui si è avuto di recente un terremoto, tutti si dimenticano di essere in una zona a rischio sismico. A fronte delle considerazioni fatte, si necessita – hanno concluso gli intervenuti – di sollecitare le Amministrazioni Territoriali (Regione, Città Metropolitana, Capoluogo di Provincia, Comuni) e gli enti preposti di avviare i controlli di staticità dei plessi adibiti a scuole e residenziale e dotarsi da subito di un valido ed efficace piano antisismico.”
Dal suo canto, intervistata da Repubblica Napoli a proposito della situazione di rischio per la città dopo il terremoto nell’Italia Centrale, Francesca Bianco, direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, ha spiegato come mai la scossa delle 7.41 di ieri mattina si è sentita così chiaramente. “Questo terremoto si è fatto sentire in maniera più evidente perché la magnitudo era maggiore e la crosta terrestre favorisce la propagazione degli eventi sismici. I terremoti con una tale energia si avvertono a centinaia di chilometri di distanza”.
“Quando l’epicentro è così lontano non c’è reale pericolo”, ha però sottolineato a proposito della situazione cittadina, per cui pure al’Osservatorio sono arrivate molte telefonate. “Anche se il grande incubo dei napoletani – prosegue la direttrice – non è il terremoto, ma il Vesuvio. Erano tutti preoccupati per il Vesuvio dopo la scossa”.
Il vulcano ad ogni modo non è pericoloso. “L’allerta è verde, il livello base. Tutti i parametri sono in regola. E né il terremoto dell’Aquila né quello dell’Irpinia dell”80, molto più vicino, hanno avuto effetti sul Vesuvio”. Così come non è pericoloso il Marsili vicino Palinuro, situazione “non critica” la sua, “anche se ogni tanto in rete circola la bufala della sua riattivazione”.
“Il vero problema, – spiega Francesca Bianco – sono i Campi Flegrei: l’unica zona da monitorare seriamente, anzi che monitoriamo con grande attenzione. Qui l’allerta è gialla, c’è un sollevamento molto lento di qualche decina di centimetri che va avanti dal 2005 e abbiamo anche un’importante variazione nella composizione chimica delle fumarole della Solfatara e di Pisciarelli”.