Una giornata segnata da un sussulto che ha letteralmente fatto tremare la terra e le coscienze degli italiani.
Stamane, alle 7.40, dal cuore dell’Italia è insorta la scossa sismica più forte dell’ultimo trentennio, ovvero, da quando nel 1980 un terremoto rase al suolo intere cittadine dell’Irpinia.
Una tragedia che ha segnato le vite di molti campani che in un attimo hanno perso tutto: i loro cari, la casa, i risparmi e i ricordi, la speranza in un futuro migliore. Alcuni dei paesi coinvolti in quel terribile e devastante sisma, non si sono mai più ripresi e sono tuttora intenti a pagare le conseguenze sortite da quella tragedia.
Tanta la paura che si legge negli occhi e sui volti dei napoletani, nelle ore che seguono l’ennesima violenta scossa con epicentro tra Marche e Umbria e che si è chiaramente avvertita anche in Campania.
Una domenica mattina insolita, soleggiata e tormentata, contraddistinta dal brusio delle dirette tv dai paesi coinvolti dal sisma che si dirama dalle case, alle chiacchiere dei cittadini che si confrontano sull’entità della scossa avvertita durante le prime ore del mattino.
Un doppio incubo, così, aleggia con particolare insistenza tra pensieri ed anime napoletane: il pericolo terremoto, l’emergenza Vesuvio.
I ricordi dei bambini e degli uomini dell’epoca che hanno vissuto l’ultima eruzione del Vesuvio, si alternano alle testimonianze relative al terremoto del 1980.
Paura, dubbi ed apprensione legati al futuro e all’impossibilità di mettersi in salvo, qualora accadesse il peggio: questo è il clima che si respira a Napoli, oggi.
Le vecchiette di San Sebastiano al Vesuvio, abituate a vivere in simbiosi con il Vesuvio, raccontano che, a modo loro, hanno stipulato una sorta di accordo tacito con “il gigante buono”, loro si che ne hanno viste e vissute tante, ma la paura no, quella non s’impara mai a domarla.
Difficile spiegare ai bambini quello che accade e semplificare ai loro occhi la tragicità insita nelle immagini che si alternano in tv e che raccontano scene di devastazione, polvere, macerie e disperazione.
Un dramma nel quale ai napoletani riesce bene immedesimarsi, in quanto figlio di quel pericolo che proprio non riescono scrollarsi di dosso.