Rabbia, collera, risentimento, avvilimento, esasperazione, frustrazione, impotenza: questo è quanto trapela dagli occhi degli abitanti di Ponticelli, all’indomani della delibera approvata dal comune di Napoli che decreta la chiusura del garage di via Argine. Un provvedimento che inguaia ulteriormente la vivibilità in un quartiere in cui dilagano la camorra e l’incuria, la violenza e il degrado, l’inciviltà e l’abbandono.
Il parcheggio di via Argine non sarà più un servizio a disposizione dei cittadini, ma un deposito giudiziario nel quale convergeranno i motoveicoli sequestrati durante le operazioni di controllo attuate dai caschi bianchi nel corso dell’operazione “strade sicure”.
A nulla sono valse le proteste dei cittadini, supportate da argomentazioni più che valide, ancor meno l’amministrazione ha tenuto conto dell’altrettanto sfavorevole parere dei consiglieri della VI Municipalità: il comune di Napoli non ha voluto sentire ragioni e ha imposto ai cittadini di subire, per l’ennesima volta, un altro provvedimento che grava direttamente sulle loro vite, penalizzandoli in maniera tanto oggettiva quanto tangibile.
La vicinanza del parcheggio alle abitazioni e ad un asilo nido: questo il pericolo più temuto dalla cittadinanza, in termini di salute ed incolumità.
In secondo luogo c’è il connubio viabilità-vivibilità: i residenti in zona non dispongono di un’area parcheggio, lo stesso vale per gli uffici e le innumerevoli attività commerciali che pullulano nelle vicinanze, dove il problema parcheggio grava sulle spalle dei dipendenti, ma anche degli acquirenti. Questo si traduce in auto parcheggiate in seconda e anche in terza fila e una stangata tutt’altro che trascurabile per l’economia locale che incasserà la rinuncia ad effettuare acquisti da parte dei potenziali clienti esasperati dalla “caccia al parcheggio”.
E dove sono i vigili urbani? Assenti ingiustificati tra le strade della città, ma pronti ad essere impiegati in esubero all’interno del deposito giudiziario.
Come se tutto ciò non bastasse, il parcheggio nell’area di stazionamento dei bus, rappresentava un comodo nodo d’interscambio del quale servirsi per ridurre lo smog ed evitare il traffico cittadino.
La paura, tuttavia, è il sentimento che prevale negli animi dei ponticellesi: paura di che? Di un incendio che possa facilmente estendersi alle abitazioni vicine, della criminalità che in quella zona transita, ma non stanzia e alla quale, adesso, quel ghiotto bottino a portata di mano potrebbe far gola, anche se solo per “scippare” qualche prezioso pezzo di ricambio. Paura, soprattutto, del degrado, materiale e morale che questo provvedimento concorrerà a portare in un clima di per sé concitato, grigio, fatiscente. Perché anche a Ponticelli vivono persone con una dignità e un senso del decoro.
Eppure, quello che più di ogni altra cosa ha fatto letteralmente infuriare i cittadini di Ponticelli è stata la totale assenza di apertura verso le loro esigenze, bisogni, richieste e stati d’animo.
Una politica che promette e non mantiene, che illude in clima di campagna elettorale e disillude con i fatti, alla prima occasione utile, non tenendo minimamente conto delle esigenze della cittadinanza. Non è la prima volta che la cittadinanza di Ponticelli non gradisce e non approva le decisioni dell’amministrazione, ma stavolta si è giunti al punto di non ritorno. Un sentore più che palpabile attraverso occhi, parole ed espressioni dei cittadini: e se prima di passare alle votazioni in sede di consiglio comunale, i votanti avessero incrociato anche solo per pochi istanti quegli guardi, non avrebbero avuto dubbi sul da farsi. Ammesso che esista ancora quella politica che agisce nell’interesse del cittadino. Per capire cos’era giusto fare, occorreva recarsi sul posto e concedersi una passeggiata tra il trambusto e l’incuria delle strade sulle quali pende come una condanna a morte questa decisione. Questo si aspettavano i cittadini di Ponticelli dal “sindaco di strada”.
Già: “Il sindaco di strada”, “la democrazia partecipata”, “la disobbedienza civile”. Parole, concetti ed espressioni che a più riprese i cittadini pronunciano, quasi increduli del fatto che il sindaco che si fa portatore di tali sentimenti politici, abbia messo nuovamente alla porta gli abitanti di una periferia fin troppo abituata all’assenteismo delle istituzioni e della classe politica.
Il valore che il sindaco attribuisce alla periferia e ai cittadini di Ponticelli trapela in tutta la sua inverosimile sincerità nel gesto che gli ha rivolto quando la delibera che decreta l’istituzione del deposito giudiziario nel parcheggio di via Argine è stata approvata.
Qualcuno lo faccia sapere a de Magistris che a Ponticelli, in virtù del danno arrecato dalla chiusura del parcheggio di via Argine, regna una dilagante sfiducia nelle istituzioni e in una terra in cui dilaga la camorra, equivale a gettare benzina sul fuoco. Da un ex magistrato non ci si aspetta che questi siano i provvedimenti adottati per vincere la lotta alla criminalità e ancor più per riscattare le periferie.