24 ottobre 2016 – Mancano pochi minuti alle 16, sto percorrendo via Gerardo Chiaromonte, a Barra, subito dopo la rotatoria, in via Figurelle, scorgo un folto capannello di gente che ostruisce il transito delle auto. Il marciapiede di destra è delimitato dal nastro bianco e rosso, una pattuglia della polizia municipale sull’altro versante e un concitato via vai di uomini in divisa converge in via Vietri, una strada secondaria che costeggia l’Istituto Comprensivo Vittorio da Feltre. Rivolgendo lo sguardo verso la stradina è ben facile intuire che è successo qualcosa.
A prima vista, sembra che sia coinvolta un’auto, forse incendiata o forse all’interno c’è qualche potenziale vittima di un agguato. Il tutto accade pur sempre in una zona calda come il Rione Villa: fulcro e cuore pulsante della criminalità della periferia est di Napoli, tra San Giovanni a Teduccio e Barra, il rione è un mix di degrado, palazzoni, strade sommesse e isolate, percorse da motorini che sfrecciano in ogni dove, a tutte le ore del giorno e della notte.
Rione Villa, Pazzigno, il Laghetto: zone di San Giovanni a Teduccio dove il regresso sociale va a braccetto con l’assenza delle istituzioni. Un contesto surreale, dove il nulla assume la forma della connotazione sociale più favorevole alla diffusione del verbo camorristico. Dispersione ed assenteismo scolastico, assenza di luoghi “sani” di aggregazione giovanile e dei garanti delle regole dello Stato, unitamente allo sfondo dissestato, grigio, decrepito e fatiscente, fanno sì che la camorra appaia persino come un’ancora di salvezza alla quale arpionare il desiderio di vivere e non arrancare. In certi luoghi, campare di stenti, portare la fama del “puzzato di fame” è una vergogna, un disonore dal quale sfuggire, a ogni costo. Anche se il prezzo da pagare è sporcarsi le mani di sangue.
Dopo il declino del clan Sarno, il contesto criminale vive di luce propria e i clan della zona orientale mirano a conquistare lo scettro del potere, cercando di stringere alleanze con altri clan oppure combattendo “soli contro tutti”.
Già da qualche tempo, battendo gli epicentri cruciali di Ponticelli sul fronte camorristico, risulta chiaro che i clan “in difficoltà” di Barra, rimaneggiati nei ranghi dagli agguati e dagli arresti, hanno consolidato una redditizia alleanza con quelli di Ponticelli che attualmente imperversano nella stessa condizione. Uniti per ritrovare la perduta forza, per cercare di riconquistare il controllo della periferia orientale, soprattutto sul fronte piazze di droga.
L’assetto criminale del Rione Villa si contraddistingue per una peculiarità introdotta dall’”intramontabile” clan Mazzarella: killer giovanissimi e particolarmente noti per la ferocia e la professionalità che contraddistingue il loro operato.
Sono tutti lì, “i ragazzi del sistema”: raccolti sul marciapiede compreso tra il bar-tabacchi e il luogo recintato dalle forze dell’ordine. Si guardano bene dal mescolarsi tra gli uomini in divisa.
Qual è la “giusta” condotta da adottare al cospetto di una scena del crimine, certi ragazzi, quei ragazzi, le reclute del sistema, lo sanno bene.
Un copione mai scritto, ma recitato a memoria, da ognuno di loro.
Giubbotto di pelle, felpe, scarpe da ginnastica all’ultima moda, orologi e collane d’oro ben in vista, baffi o barbe folte, l’immancabile “doppio taglio”, ovvero, rasatura a zero nella parte inferiore del cranio, capigliatura ben pettinata o raccolta con un codino nella parte alta. Soldati con divise moderne, giovani fatti con lo stampino, nel corpo, nella mente, nella mimica e nella dialettica. Alcuni sono seduti su scooter di grossa cilindrata, altri fumano nervosamente una sigaretta, mentre si scambiano sguardi e messaggi in codice di continuo. Tra loro, riscontro la presenza di molti “volti noti” che spesso scorrazzano sui motorini nei pressi dei punti nevralgici dove insistono, persistono e resistono le piazze di spaccio a Ponticelli.
Rimango ferma ad osservare quello che sta accadendo dall’auto, con il motore acceso, cercando di fiutare “i segnali” che aleggiano nell’aria per capire se è opportuno scendere per “portare a casa” la notizia, fare qualche foto e anche qualche domanda.
A rompere gli indugi, ci pensano loro, “i ragazzi del sistema”: un gruppetto di quattro ragazzetti si sgancia dalla comitiva e si colloca a pochi passi dalla mia auto. Mi indirizzano sguardi minacciosi, pieni di collera e rancore, quelle che si riservano ai nemici più acerrimi, mentre mi intimano di scendere, ma, in realtà, quel monito e quel linguaggio non verbale, vogliono impormi l’esatto contrario, se non voglio “finire male”. Faccio un rapido calcolo, valutando la distanza che intercorre tra me e le forze dell’ordine: se scendevo dall’auto, i quattro e i loro amici disponevano del vantaggio utile e necessario a “darmi una bella lezione”, prima che gli uomini in divisa potessero intervenire.
Pertanto, non ho dubbi sul da farsi: schiaccio il piede sull’acceleratore e mi allontano.
Che è successo ieri nel Rione Villa?
Non lo so, ma quello che mi ha impedito di documentarlo mi consegna un’altra notizia, forse anche più importante: i clan di Barra si sono alleati con quelli di Ponticelli.