Che Guevara è un simbolo, uno dei più forti, capace di sopravvivere alle sempre più bizzarre mode insorgenti, alle guerre e ai terremoti politici.
Un’icona incapace di sbiadire e che ha saputo tramandarsi di generazione in generazione per ben cinque decenni, senza svilire la sua vibrante carica emotiva, ma piuttosto riproponendo e rilanciando con intensità crescente gli ideali, i valori e i sentimenti di cui si è fatto e si farà eternamente portatore.
Probabilmente, molti giovani ragazzi hanno conosciuto il Che e la sua storia attraverso il tatuaggio che Diego Armando Maradona esibisce con orgoglio sul braccio.
Ma chi era il Che: un guerriero o un eroe?
Il 9 ottobre di 49 anni fa, Ernesto Guevara, detto il «Che» (per la sua abitudine di pronunciare questo intercalare in mezzo ad ogni suo discorso, una specie di “cioè”), veniva assassinato da un gruppo di militari boliviani dopo la sua cattura. Dopo aver partecipato da protagonista alla rivoluzione cubana, dopo aver spostato il movimento castrista e lo stesso Fidel Castro su posizioni comuniste, Guevara aveva abbandonato i suoi incarichi di governo e aveva cominciato una nuova impresa rivoluzionaria in Bolivia. Un tentativo disperato compiuto con un gruppo ristretto di seguaci senza alcun sostegno da parte di Cuba e del movimento comunista internazionale. Forse il quell’ultima battaglia, il Che era proprio alla ricerca di una morte gloriosa che ponesse fine alle sue contraddizioni di rivoluzionario davanti ai problemi del socialismo reale.
A quasi mezzo secolo di distanza dalla morte, la sua figura resta un mito per molti giovani di tutto il mondo. Al di là delle ideologie ha rappresentato e rappresenta l’inquietudine, il coraggio e la romantica sfortunata disperazione di chi si trova ad affrontare una morte precoce per rendere immortali i suoi principi. Diventato un vero e proprio mito laico, un martire dei «giusti ideali», Guevara ha indubbiamente rappresentato per i giovani della sinistra europea (e non solo) un simbolo dell’impegno politico rivoluzionario, talvolta svilito a semplice gadget o icona da stampare sulle magliette.
Seppure la sua morte resta avvolta da un fitto mantello di mistero, come quella di ogni icona “osannata e dannata” che si rispetti, sembra accertato che possa essere riconducibile al 9 ottobre di 49 anni fa.
Una cosa è certa: il Che ha combattuto da vero guerriero fino alla stregua delle sue forze.
E questo rende inequivocabilmente chiaro spiegare chi era: un instancabile guerriero che, proprio perché ha lottato, combattuto e sofferto in nome dei suoi ideali, fino all’ultimo respiro, è diventato un eroe.