Continuano a susseguirsi retroscena inaspettati intorno alla vicenda di Tiziana Cantone, la 31enne napoletana che si è tolta la vita in seguito alla diffusione in rete di alcuni video hard che la ritraevano intenta ad intrattenere rapporti sessuali con diversi partner.
Il linciaggio del web, prima e dopo il suicidio, dettagli relativi alla sua vita privata e di coppia, il verdetto del processo che condannò la giovane a sborsare una consistente somma di denaro. E non è tutto.
Facebook Ireland ha scritto ai giudici del Tribunale civile di Napoli di «non essere tecnicamente nelle condizioni di esaminare, per poi rimuoverli tempestivamente, eventuali post riferiti specificamente a Tiziana».
Facebook ha anche aggiunto che «non avrebbe alcun obbligo di rimuovere i contenuti su richiesta dell’utente, ma sarebbe tenuta a farlo solo in presenza di un ordine emesso dalle autorità competenti». Questo, dunque, il sunto di 23 pagine di reclamo con il quale i vertici del social più utilizzato al mando replicano all’imposizione del giudice che obbligava ad eliminare i profili e i link che riproponevano l’immagine della 31enne. «L’ordinanza del giudice – si continua a leggere nel ricorso – contiene alcuni errori sia nella disposizione della rimozione, sia con espressioni che suggeriscono il controllo preventivo delle notizie condivise in rete. Quest’ultima cosa è impossibile da parte di Facebook Ireland».
Intanto l’udienza di appello iniziata oggi, 5 ottobre, dinanzi al Tribunale di Napoli Nord vedrà la madre di Tiziana contro i rappresentanti legali del celeberrimo social network.