Il bullismo e l’omofobia vanno in scena in prima serata su Canale 5: i reality show continuano a produrre “tv spazzatura” di gretta e pessima fattura, con l’aggravante che a macchiarsi di tale demerito sono i protagonisti del “Grande Fratello Vip”, personaggi illustri – o presunti tali – del piccolo schermo.
Ad innescare la bufera è il pugile Clemente Russo e la battuta rivolta a Bosco Cobos, unico concorrente gay del reality: «Bosco, voglio fare una cosa all’unanimità. Non mi viene di chiamarti Bosco, sei troppo simpatico. Esiste un nome molto simpatico a Napoli: è una verdura che è buonissima, si mangia in questi periodi. Si chiama ‘friariello’, ti posso chiamare friariello? Bosco, il nostro friariello. Posso? E’ una verdura buonissima, ci si fa anche la pizza. Sono un po’ amari, ma buonissimi. Tu da oggi, qua, sei ‘o friariell’».
Poi, una volta lontano da Bosco, il pugile, parlando con “i compagni di gang” Valeria Marini e Costantino Vitagliano, ha detto: «O Friariell’ in napoletano vuol dire un’altra cosa: fru fru, o fragolino, ricchiuncello. Lui non lo sa. Ora esce da qua: ‘Tutti mi chiamano Friariello, perché? Perché?’» il tutto contornato dalle risate dei due che, divertiti, scimmiottavano le sue parole, senza mostrare fastidio o imbarazzo né tantomeno hanno in qualche modo redarguito l’uscita infelice del casertano.
La vicenda non è passata inosservata e molti si sono scagliati contro Russo, dalle associazioni per i diritti gay a quelle anti-bullismo.
Alfonso Signorini, durante la diretta di ieri, 26 settembre, ha pesantemente redarguito la condotta del pugile, il quale ha cercato di giustificare il suo comportamento, minimizzando la vicenda, tra le lacrime di Bosco, ferito dalla visione del filmato che ritraeva Russo mentre lo scherniva tra le risate di approvazione della Marini e Costantino.
A nulla sono valse le giustificazioni di Clemente che, chiamato in confessionale ha provato a spiegare – in maniera poco convincente – quale, il significato corretto da dare al termine: “Friariello lo si usa per una persona gentile, frizzantina, allegra, delicata. Non volevo essere offensivo”. In realtà la dichiarazione con successiva traduzione, contornata dalle risatine da bulli, ha lasciato poco spazio all’interpretazione secondo Signorini, che ha subito controbattuto: “A casa mia ‘ricchioncello’ è un’offesa”. Lo stesso pugile, infatti, aveva tradotto quel termine, all’amico Costantino, come sinonimo di “fru fru… ricchioncello”.
A Clemente, attaccato su tutti i fronti, non è rimasto altro che capitolare: “C’ho un milione di amici che chiamo friariello e appartengono al mondo dei gay, li stimo e li amo tutti. Sono pronto a chiedere scusa subito a Bosco perché io gli voglio bene. E chiedo scusa al mondo gay se vi siete offesi”.
Ma è proprio Bosco a chiudere la polemica, spiegando di voler passare oltre, nonostante la modalità “branco” assunta da Clemente e Costantino, non l’abbia certo lasciato indifferente: “Per me non è una parolaccia, ho pianto tanto per questa parola e ora la dico a me stesso e rido, ma il modo di farlo mi ha ricordato quando me lo facevano a scuola, voi lì a ridacchiare tu con Costantino”.
Uno scivolone che non rende onore al pugile e ai suoi compagni di scherno e che ha l’aggravante di accendere i riflettori su uno degli atteggiamenti omofobi più radicati negli usi e costumi della società contemporanea: dalla indecorosa goliardia contornata dalle risatine rozze e ignoranti del classico gruppo di “bulletti di basso rango” fino alla più classica e convenzionale delle giustificazioni da impacchettare in casi simili: “ho un sacco di amici gay”.
Quello che sorprende è l’atteggiamento di Mediaset al cospetto di tale condotta: una produzione celermente pronta a mettere alla porta concorrenti che si macchiano di insulti contro la Religione e che si mostra incapace di estendere lo stesso duro e categorico monito al protagonista di un condotta inequivocabilmente omofoba.
Una mancata sanzione che appare ancor più in controtendenza con le forti scelte che contraddistinguono il palinsesto della stessa rete: Maria De Filippi, pochi giorni fa, a “Uomini&Donne” ha presentato il primo tronista gay, fortemente voluto dalla conduttrice per sposare la causa degli omosessuali e promuovere, soprattutto tra i giovani, l’abbattimento dei pregiudizi e della “paura del diverso”.
La performance da bullo “tutto muscoli e poco cervello” del pugile si aggrava della colpa di avvenire sotto gli occhi dello stesso giovane pubblico che ultimamente sembra abbracciare con particolare predisposizione atteggiamenti simili.
La cronaca contemporanea lo dimostra e lo sottolinea: i giovani hanno bisogno di esempi forti e le condotte che inneggiano a comportamenti socialmente inabili, vanno severamente redarguiti, a maggior ragione se a rendersene protagonisti sono i cosiddetti “vip”.
A nulla vale la magra consolazione della nomination per il pugile casertano, a decretare il suo destino sarà, quindi, la gogna mediatica: sarà il pubblico a decidere se merita di restare nella casa più spiata d’Italia.
Comunque vada, Mediaset ha sprecato una preziosa opportunità: quella di lanciare un messaggio educativo, socialmente utile, soprattutto per i “giovani Bosco” che si misurano con l’omofobia e il bullismo lontano dai riflettori.