Alle 10.38 si è compiuto il tanto atteso prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro, il patrono della città di Napoli.
Come la tradizione impone, il cardinale Crescenzio Sepe ha mostrato ai presenti che affollavano la cattedrale, l’ampolla con il sangue sciolto, salutato dal consueto sventolio di fazzoletti bianchi, il segnale che ufficializza il compimento del miracolo.
Secondo gli scettici che spalleggiano alcune teorie scientifiche, il fenomeno sarebbe dovuto al gesto meccanico del sacerdote che muove l’ampolla e che innesca così la liquefazione, ma anche altri potrebbero essere i fattori in grado di innescare la suddetta reazione. I fedeli, i napoletani, il popolo, invece, non hanno mai messo in dubbio l’autenticità e la straordinarietà dell’evento e, da sempre, lo attribuiscono alla volontà del Santo, fin dal 1389, anno in cui per la prima volta il si è compiuto il miracolo.
Il compimento del prodigio è atteso tre volte all’anno: il 19 settembre, giorno del martirio del patrono di Napoli, il 16 dicembre, anniversario dell’eruzione del Vesuvio del 1631, quando il santo fermò la lava alle porte della città e il sabato precedente la prima domenica di maggio, data della traslazione della salma del santo.
Tuttavia, com’è avvenuto oggi, non sempre la liquefazione avviene durante la celebrazione religiosa, manifestandosi in ritardo o in anticipo.
Tutti segnali ai quali il popolo attribuisce un significato ben preciso. Non è un segno particolarmente propizio, per il popolo e la città, quando la liquefazione si verifica solo dopo molte ore dall’apertura della reliquia, vale il contrario, invece, quando il sangue è già sciolto quando il cardinale va ad estrarlo dalla teca.
La storia insegna che quando il mancato compimento del miracolo da parte del santo patrono è un presagio di sventura per la città. Innumerevoli sono i precedenti storici che supportano questa tesi: nel settembre del 1939 e del 1940, il sangue di San Gennaro non si è liquefatto, in corrispondenza con l’inizio della seconda guerra mondiale e dell’entrata nel conflitto dell’Italia; nel settembre del 1943, data dell’occupazione nazista, nel settembre del 1973, periodo della diffusione del colera a Napoli e nel settembre del 1980, anno del terremoto in Irpinia. Tutte date associate a sventure per il popolo napoletano e campano, ragion per cui il compimento del miracolo da parte del santo viene atteso con particolare e partecipata apprensione.
Andando a ritroso nel tempo, anche nei secoli scorsi, si associano date in cui il miracolo non è avvenuto ad assedi, eruzioni, pestilenze e calamità.