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#bastatacere: l’hashtag che rilancia l’introduzione del reato di violenza ostetrica

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
18 Settembre, 2016
in In evidenza, News
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#bastatacere: l’hashtag che rilancia l’introduzione del reato di violenza ostetrica
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reato-violenza-ostetrica2-e1463472759991Lasciate al buio nude, per ore. A volte senza mangiare, né bere.

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Dolore, punti di sutura, manovre invasive. Spesso senza che ce ne sia realmente il bisogno e senza il consenso della donna.

Mentre in corsia si sentono frasi come “allarga queste c… di gambe, cretina”, “sei ingrassata troppo”, “non possiamo seguire tutte”.

E poi, parti cesarei praticati senza necessità, e anestesie epidurali somministrate quando capita.

I racconti choc, le denunce pubbliche delle neomamme diffusi sui social con l’hashtag #bastatacere, raccolti da Human Rights in Childbirth, descrivono il duro mondo delle sale parto italiane.

I tagli alla sanità e gli organici ridotti, riducono drasticamente il tempo e il personale, per accompagnare la donna al parto.

Gli standard qualitativi vorrebbero che ci fosse una ostetrica per ogni donna, ma è una condizione che raramente trova effettivo riscontro nella realtà. Un’ostetrica oggi può trovarsi a seguire nello stesso tempo due o tre donne in travaglio. E quindi va e viene da una stanza all’altra.

Oggi le ostetriche in Italia sono circa 17.300. Considerando l’incidenza ogni 10mila abitanti, l’Italia si trova al 17esimo posto in Europa. Una carenza che è stata anche denunciata in un’indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Nei racconti che si trovano sui social con l’hashtag #bastatacere si legge di molte attese solitarie. «Sono felice di non aver avuto un travaglio lungo perché per quel breve tempo che a me è sembrata un’eternità sono stata sola, abbandonata a me stessa», racconta una mamma. «Anno 2016. Dieci ore di travaglio da sola in una stanza», scrive un’altra.

Iniezioni di ossitocina (per stimolare le contrazioni), epidurale, manovre sulla pancia e nella vagina, taglio cesareo.

Le donne non esprimono più il loro sentire in travaglio, perché spesso sono anestetizzate. Questo impedisce a chi assiste di poter interpretare adeguatamente la fisiologia. Di conseguenza durante l’assistenza al travaglio e al parto tutte le azioni possono essere inappropriate.

È importante, allora, che le donne arrivino preparate al parto, seguendo i corsi di accompagnamento alla nascita.

L’11 marzo 2016 è stata depositata dal deputato di Sel Adriano Zaccagnini una proposta di legge, “Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”, che introduce il reato di “violenza ostetrica” a seguito della dichiarazione dell’Oms sulla “Prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere”.

 

Tags: #bastataceredonnegravidanzamalasanitàomspartoreato di violenza ostetricasala partosanità
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