Dopo l’incubo dello stupro, aggravato dalla diffusione in rete del video che immortalava quei tragici momenti, per di più registrato dalle amiche che, una volta intuito quello che stava accadendo, anziché accorrere in soccorso della giovane, si sono arrampicate dal bagno accanto a quello nel quale si stava consumando lo stupro per riprendere quella tragica scena, per la diciasettenne romagnola, i tormenti non sono finiti: “Ho paura che lui possa ancora farmi del male, vivo nel terrore di incontrarlo”.
Così ha cercato un rifugio lontano da Santarcangelo per lasciarsi alle spalle le barbarie subite dal 21enne albanese nel bagno di una discoteca in un pomeriggio di festa nel marzo scorso. Un incubo che si è ingigantito quando la notizia di quello stupro è diventata di dominio pubblico. E per la diciassettenne è iniziata un’autentica gogna mediatica. Da diversi giorni, sui profili Facebook di alcune sue amiche sono comparsi post con insulti diretti proprio a lei, alla studentessa che era stata violentata e filmata nella toilette del locale da ballo.
«Se l’è andata a cercare», «L’ha provocato», «Ma chi è questa t…?», «Lo sappiamo tutti che a lei piace andare con gli albanesi», sono alcuni dei più gentili insulti piovuti sui social e che portano la firma di molti teenager, coetanei della ragazza e tutti conosciuti dalla vittima.
E non è tutto.
È caccia aperta al video, da parte di tantissimi ragazzini e non alla disperata ricerca di quel filmato dove la giovanissima appare come una bambola inanimata, distesa sulla tazza del bagno mentre un giovane, di schiena, ha i pantaloni abbassati.
«Qualcuno ha il video? Dove lo posso trovare che mi diverto anche io?». E la 17enne è sprofondata in una crisi ancora più dolorosa, con il terrore di essere riconosciuta ed etichettata, proprio come era accaduto alla 31enne napoletana morta suicida per la vergogna dopo che i suoi video hard erano diventati virali. Gli insulti contro la 17enne su Facebook, però, poche ore dopo la pubblicazione, sono stati rimossi.
La vicenda di Tiziana, forse, ha insegnato qualcosa ai cyberbulli, quantomeno che intraprendere quel genere di comportamento può indurre a finire in guai seri. «Io sono la vittima, mi fanno passare per quella che non sono. Voglio tutelare il nome. Denunciamoli tutti», ha detto ai suoi legali la diciassettenne.
Gli avvocati della giovane vogliono evitarle qualsiasi altra crudeltà: «La giovane ha già sofferto troppo, la sua vita è stata rovinata. Quegli insulti sono gratuiti. Presenteremo denuncia contro gli autori di quei post», hanno afffermato. Per la violenza sessuale è stato iscritto nel registro degli indagati un ventunenne albanese, ma residente a Santarcangelo. Il ragazzo non ha ricevuto ancora nessun avviso di garanzia e non è stato ancora sentito dal pubblico ministero Davide Ercolani che coordina le indagini.
Al momento gli inquirenti hanno solo chiesto alcune consulenze, una psicologica e una tecnica. Quella tecnica riguarda la diffusione del filmato che immortala la violenza sessuale. Da un primo riscontro sembra che il video sia stato divulgato solo tramite whatsapp tra gruppi distinti e non sia finito in internet.
E proprio da un messaggio whatsapp il filmato era arrivato alla madre della 17enne, introdotto da un macabro messaggio: «Guarda cosa fa tua figlia». Sconvolta la donna si era subito rivolta ai carabinieri, sporgendo denuncia e facendo nome e cognome del presunto stupratore.