Il suicidio di Tiziana Cantone, la giovane napoletana finita nell’occhio del ciclone in seguito alla diffusione in rete di cinque video hard che la ritraevano mentre praticava rapporti sessuali con più partner, ha acceso un forte dibattito sull’utilizzo improprio dei social network e sul ruolo sempre più centrale che il web ricopre nelle nostre vite.
Dalle ragazzine che preferiscono filmare un’amica mentre viene violentata nel bagno di un discoteca romagnola, invece di prestarle soccorso, al linciaggio mediatico al quale la Cantone è stata sottoposta, in seguito alla diffusione in rete di quei video hot, il cyberbullismo si rivela un fenomeno in potenziale ascesa, capace perfino di indurre al compimento di gesti estremi.
Il suicidio di Tiziana lo dimostra.
In più di una circostanza, gli admin della pagina Facebook “Il Vrenzolario – The original” sono finiti al centro di accese ed aspre polemiche, proprio perché accusati di essere istigatori di cyberbullismo e condotte affini. Una pagina social che annovera migliaia di fan e che da oltre due anni propone scivoloni grammaticali ed outfit particolarmente coloriti. Sono gli stessi fan della pagina ad inviare il materiale che viene poi gettato in pasto agli utenti che, molto spesso, ci vanno giù pesante con le offese.
In più di una circostanza, spose inviperite e ragazze indignate per essere finite al centro degli sfottò del plebiscito di pubblico, hanno attaccato, minacciato e accusato i gestori della pagina, invocando a gran voce l’oscuramento della stessa da parte di facebook.
La vicenda di Tiziana, ha profondamente scosso gli admin della seguitissima pagina Facebook che, se prima prendevano molto più alla leggera il loro operato, adesso, risultano piuttosto provati da quanto accaduto: “Dobbiamo prendere atto del fatto che abbiamo creato “un mostro” – spiegano gli admin de “Il Vrenzolario” – che rischia di ferire seriamente qualche persona. Lo spirito della pagina è tutt’altro, questo è chiaro, la nostra è un’ironia a fin di bene che vuole soltanto mettere in risalto le varie e colorite sfumature dell’essere umano.
Tutti, quando accendiamo la tv o quando passeggiamo per strada, commentiamo l’abbigliamento o la stravaganza di un personaggio dello spettacolo o di un passante. Abbiamo solo esteso questo comportamento al mondo virtuale.
Il primo campanello d’allarme sono state le minacce rivolte alla giornalista Luciana Esposito, da parte della madre di una diciottenne, finita sul Vrenzolario per l’abito che aveva indossato alla sua festa di compleanno.
La giornalista, direttore di Napolitan, – il giornale online del quale spesso condividiamo gli articoli – ha subito plurime e violente minacce da quella donna che esigeva di conoscere i nomi delle persone che ci avevano inviato le foto, nonostante avesse ben spiegato che lei non ha nulla da spartire con la gestione della nostra pagina.
“Non mi interessa, come ha pianto mia figlia, devi piangere anche tu, se non mi fai i nomi di quelli che hanno mandato le foto”: le disse la signora in questione.
Una vicenda che ci ha fatto capire che dovevamo fare un passo indietro, perché Luciana ci raccontò che aveva dialogato a lungo con la 18enne che le aveva confidato che la vicenda l’aveva molto provata e che quegli sfottò virtuali si erano tramutati in veri e propri atti di bullismo tra i banchi di scuola. Fino a quel momento, non ci eravamo mai resi conto della forza e della potenza del web e, ancora di più, del seguito della nostra pagina, nata per gioco, una sera, tra amici.
Quest’aspetto, invece, che non è passato inosservato ai nostri fan che molto spesso ci inviano materiale implorandoci di pubblicarlo, perché palesemente si tratta di persone che odiano o che vogliono umiliare. In quel caso, quando fiutiamo che la nostra pagina viene percepita come l’arma da utilizzare per colpire una persona che si odia, le foto non le pubblichiamo mai, ma, in più di una circostanza, abbiamo denunciato pubblicamente quella condotta, sperando che gli autori di quel gesto possano vergognarsi e capire quanto sia meschino e sbagliato.
C’è da dire anche che, molte volte, gli utenti che si riconoscono nelle foto, ci contattano, felici ed orgogliosi, la prendono con ironia e ci ringraziano perfino per le risate che si sono fatti leggendo i commenti degli altri utenti.
Quando, invece, qualcuno ci contatta per farci notare che non ha gradito lo scherzo, provvediamo a rimuovere la foto, proprio perché non vogliamo ferire nessuno, per quanto può sembrare “ridicolo”.
L’ultimo episodio, avvenuto in seguito alla pubblicazione di una serie di foto di una “sposa in rosso”, figlia di un uomo finito al centro di un’indagine di camorra, è probabilmente il più clamoroso di tutti.
Luciana Esposito viene raggiunta, ancora una volta, da una serie di minacce ed insulti. Contattata telefonicamente da una parente della donna, ci chiede di rimuovere le foto. Noi lo abbiamo fatto, ma lei ha continuato a ricevere minacce da parte di amici e parenti di quella donna che stanno battendo l’intero quartiere per risalire ai mittenti di quelle immagini e “dargli una lezione”.
Questo è uno degli aspetti che ci turba di più: esistono persone che potrebbero anche uccidere qualcuno perché i loro outfit sono finiti sulla nostra pagina.
In quest’ultimo caso, non si sono limitati solo a questo: diversi fan della pagina che avevano commentato la foto, sono stati minacciati, a loro volta.
Quest’ultimo episodio, unitamente alla vicenda di Tiziana Cantone, ci hanno portato, forse in ritardo, a fermarci a riflettere sulla piega che sta prendendo la realtà Facebook e, di riflesso, la nostra pagina.
Abbiamo quindi deciso che d’ora in poi, eviteremo di pubblicare foto di persone, ci limiteremo a ridere degli orrori grammaticali, degli arredi bardati di merletti e dei water travestiti da leopardo!
Quanto sta accadendo è troppo grave e farsi un esame di coscienza per rivedere le proprie condotte sbagliate e correggerle è l’unico modo per dimostrare concretamente di aver imparato la lezione.”