Una minorenne ubriaca, violentata da un ragazzo, mentre le amiche riprendono la scena, per poi diffondere il video su WhatsApp.
Una vicenda che lascia trapelare diversi aspetti agghiaccianti e che sottolinea, ancora una volta, il disastroso e deleterio impatto che il mondo virtuale sortisce sui giovanissimi.
I fatti risalgono a marzo, un’escalation di orrore maturata durante un sabato sera come tanti altri, in una discoteca romagnola.
La giovane è nel locale insieme alle amiche, uno di quei luoghi abitualmente frequentato dalle stesse persone. Tutti si conoscono, anche se soltanto di vista. E quel ragazzo albanese è, appunto, solo una conoscenza, di quelle che si fanno di solito tra gli schiamazzi delle discoteche, la maggior parte delle volte senza approfondire troppo. Nonostante lei abbia 17 anni, beve un bel po’ di alcol, anche se ancora non è chiaro se abbia bevuto di sua iniziativa o se sia stato il ragazzo a convincerla. Certo è che qualcuno quell’alcol l’ha ‘servito’, e questa sarà un’altra cosa su cui indagare. Arriva al punto da non capire quasi più niente, come lei stessa racconterà poi agli inquirenti. La roba che ha ingoiato l’ha ridotta a un automa e non si rende conto che il ragazzo è lì pronto ad approfittare delle sue condizioni. Da una ricostruzione fatta dagli investigatori dei carabinieri, a quel punto il giovane albanese avrebbe trascinato la 17enne in uno dei bagni del locale, chiudendo a chiave la porta.
Ma non sono soli. Forse la mossa non è sfuggita alle amiche della giovane che, evidentemente, li hanno seguiti. Perché proprio mentre si consuma la violenza, riescono ad arrampicarsi nella toilette di fianco e riprendono la scena con il cellulare. Un video in cui non si vede la vittima in volto, ma che testimonia come la 17enne fosse completamente inerme, una bambola di pezza in balia del ragazzo. Come sottofondo, le risate di chi sta filmando, come se si trattasse di uno scherzo di poco conto. Un video che fa accapponare la pelle e che racconta di giovani, cliniche e consapevoli, che invece di correre in aiuto dell’amica che sta subendo quell’orrore, diano priorità alla “necessità” di immortalare la scena.
Impossibile che non abbiano avuto la percezione che lei stesse subendo una violenza, era evidente che non era in grado di difendersi, nemmeno di gridare tanto era imbambolata. Ma invece di correre in suo aiuto, hanno pensato soltanto a filmare e a sghignazzare in sottofondo. L’unica loro preoccupazione, era quella di immortale quello che hanno vissuto solo come un ‘evento’, come fossero completamente scollate dalla realtà e stessero muovendosi in un mondo virtuale. Una sindrome legata a quanto sembra alla dipendenza dal web che tra giovani e giovanissimi si sta allargando come un’epidemia.
Quel filmato, la vittima se lo ritrova il giorno dopo su WhatsApp, e realizza pienamente l’orrore che ha subito. Non sa a quante persone sia stato mandato – pare che gli inquirenti siano riusciti ad oscurare il video – è disperata e alla fine non può fare altro che rivolgersi a sua madre. La donna la porta dai carabinieri ed è così che la denuncia arriva subito sul tavolo del magistrato che apre un fascicolo per violenza sessuale. La 17enne viene sentita subito, ma da lei ricavano ben poco, di quel momento terrificante lei ricorda poco e niente, ha soltanto dei flash: l’immagine di un bagno e qualcuno che le grida «scappa, scappa». Sono probabilmente le amiche mentre stanno filmando. Altre minorenni che gli investigatori stanno ancora ascoltando.
Non sarà solo lo stupratore a dover fare i conti con la giustizia, ma anche le cinque amiche, tutte minorenni, della vittima che invece di aiutarla hanno filmato la violenza avvenuta nei bagni della discoteca.
Proprio in queste ore la Procura sta decidendo infatti se iscriverle nel registro degli indagati, anche se il reato non è ancora stato configurato con precisione: con l’invasione del web, anche per i magistrati si è aperto un nuovo orizzonte giuridicamente tutto da esplorare. La ragazzina, che vive nella zona di Santarcangelo, è ancora molto spaventata e viene seguita da uno psicologo. L’esperienza vissuta è stata devastante, oltre la violenza quel video girato su WhatsApp le ha tolto ogni dignità. L’albanese, di 22 anni, è invece indagato per violenza sessuale aggravata.
La Procura ha alzato sulla vicenda un muro di silenzio. Nonostante i fatti siano avvenuti a fine marzo, e denunciati meno di un mese dopo, le indagini sono ancora in corso. Sono troppi gli aspetti da verificare, soprattutto in un caso come questo, dove la vittima non solo è una minorenne, ma non ricorda assolutamente nulla di quello che le hanno fatto.
L’ha scoperto nel peggiore dei modi: una conoscente l’ha avvertita che le avevano girato su WhatsApp il filmato che la ritraeva in balia del violentatore. E’ stato allora che disperata si è rivolta ai genitori che sono corsi subito dai carabinieri. Ma lei di quella sera in discoteca non ha memoria. Soltanto qualche flash, ma niente che possa aiutare gli investigatori. Tranne naturalmente quel filmato terrificante, in cui si vede il ragazzo addosso a lei completamente abbandonata, come se fosse priva di sensi.
Sembra che la giovane avesse bevuto molto, o più probabilmente l’hanno fatta bere. Ma non si esclude nemmeno che in quel bicchiere che le hanno passato ci abbiano infilato anche qualcos’altro. Non è la prima volta che una bibita viene corretta con quella che viene sinistramente chiamata ‘la droga dello stupro’.