Un nuovo e clamoroso caso di minacce ad un giornalista e alla libertà di stampa si è registrato in Campania.
Tra aprile e luglio 2016 Luigi Martino, redattore capo del Giornale del Cilento, cronista giudiziario e collaboratore de Il Corriere del Mezzogiorno, ha ricevuto cinque lettere anonime contenenti due cartucce già esplose.
Il 7 settembre 2016, il giornalista ha denunciato ai Carabinieri di Marina di Camerota (Salerno) di aver ricevuto, tra aprile e luglio 2016, cinque buste anonime contenenti minacce di morte e cartucce di fucile già esplose.
Le buste recapitate a Martino – che ha sporto denuncia contro ignoti – contengono pagine dell’inserto settimanale “Sette” del Corriere della Sera sulle quali alcune lettere sono state cerchiate e alcune parole sottolineate in modo da formare frasi minacciose se lette in successione, risolvendo un facile rebus. Nelle lettere minatorie non ci sono riferimenti espliciti a un preciso argomento fra quelli trattati da Luigi Martino. Ma egli immagina che le minacce siano riferibili alla sua attività giornalistica.
“Smetti o prima o poi muori. Corriere del Mezzogiorno e Giornale del Cilento devono licenziarti oppure ci pensiamo noi. Messa così mi sembra meglio finire, magari presto”; e ancora: “Morto figlio Federico (il papà del giornalista) sappiamo chi sei e dove abiti giornalista spione. Smetti di rompere le palle alla gente. Te lo diciamo con le buone. Attento”. Queste sono alcune delle frasi decifrate da Martino. L’ultimo avvertimento, quello di luglio, recita così: “Ma la smetti di rovinare la gente o vuoi morire così giovane? Pensaci”.
Il cronista ha trovato i messaggi sulla soglia di casa, sulla sua auto e nel garage annesso alla sua abitazione. Le pagine e le cartucce erano all’interno di buste bianche con scritte offensive rivolte a lui: “Bastardo”, “Figlio di puttana”, “Giornalaio”.
“Alle prime due non ho dato molta importanza. Poi – ha detto il giornalista a Ossigeno – quando ho visto che la cosa continuava, ho deciso di conservare le lettere e denunciare. Occupandomi di cronaca giudiziaria seguo diverse inchieste e metto un po’ il naso dappertutto, dall’imprenditore sotto inchiesta al malavitoso che tenta di espandere le proprie attività criminali. Non sono quindi in condizioni di poter attribuire le minacce a un fatto preciso o una determinata persona. Ma immagino che l’accaduto sia legato alla mia attività”.