Fisici longilinei, seni siliconati e perfetti, sedere tonico, abbigliamento succinto e ammiccante, passo sicuro e felpato su tacchi più simili a trampoli: come una donna, meglio di una donna.
“Meglio di una donna”: a dirlo sono loro, le prostitute transessuali napoletane. Giovani, ma già forgiate a immagine e somiglianza delle brutture della vita. Loro, che donne lo sono nei meandri più intimi: nell’anima, nella testa, nelle intenzioni, nel modo di essere e di pensare e anche di amare, ma costrette a vivere imprigionate in un corpo da uomo.
Abbiamo trascorso una notte insieme a Stella, – nome di fantasia – appena 21 anni, prostituta da marciapiede da appena due mesi, per capire appieno le ragioni di un ragazzo che sceglie di “rimanere nel mezzo”, senza sottoporsi all’operazione che, di fatto, decreta il cambio di sesso.
E, soprattutto, chi sono i clienti di una trans?
La risposta è facilmente rilevabile, osservando le sagome alla guida del grappolo di vetture che si susseguono: è sabato sera, “la serata di cartello”.
“Il sabato e la domenica i clienti si possono dividere in fasce orarie, – spiega Stella – i primi ad arrivare sono i più anziani, i padri di famiglia che “devono fare una cosa veloce”. Un cliente, qualche settimana fa, mi spiegò che aveva accompagnato le figlie al cinema e aveva detto alla moglie che non sarebbe andato avanti e indietro, quindi avrebbe aspettato la fine del film, intrattenendosi da qualche parte. Quella povera donna, non può mai immaginare che suo marito ha ingannato l’attesa facendo sesso con una trans. Poi arrivano i single, quelli che non devono dare conto a nessuno e, infine, i ragazzi fidanzati o sposati che riaccompagnano le ragazze a casa o con una scusa lasciano le mogli nel letto a dormire e vengono a prendersi una boccata di trasgressione. Molto spesso succede che vengono prima insieme a loro, a deriderci e insultarci, poi le accompagnano a casa e ritornano da noi per “consumare”. È un modo per “rendersi insospettabili”, prima ai propri occhi e poi a quelli degli altri. Ma non ve lo potete immaginare quanti uomini vanno a trans: dallo studente universitario al pensionato. L’impiegato, il libero professionista, il disoccupato, il bel ragazzo, palestrato e ossessionato dal fisico, quello timido e poco socievole. E, ovviamente, anche il camorrista, proprio come racconta “Gomorra”, solo che non viene a pescarsi la trans per strada. Succede tutto in quattro mura, senza occhi né orecchie.
Per molti uomini, per quelli che ricercano il rapporto sessuale violento, diventa perfino un modo di manifestare la loro virilità: prevalendo sessualmente e fisicamente su un uomo, si sentono più forti.
È come una droga: dopo che un uomo è stato con una trans, scopre un piacere senza il quale non vuole più stare.
L’impatto che questo tipo di esperienza sessuale sortisce sulla mente umana, varia da persona a persona.
Appena ti spogli davanti a un uomo, vedi già che si eccita. Soprattutto per la perversione rappresentata dalla visione di qualcosa che è “contro natura”, perché davanti a te hai un corpo “ibrido”: metà donna e metà uomo e questo ti permette di decidere di essere quel che vuoi.
Gay o etero.
Se non vuoi accettare di essere gay, allora vivi la trans come una donna, se vuoi vivere un’esperienza omosessuale, lo fai con la consapevolezza di andare con un uomo. È un tipo di opportunità che puoi avere solo con una trans.
Sono tantissimi i clienti che dopo il rapporto sessuale ci tengono a precisare che “i ricchioni – i gay – siamo noi e non loro” e che loro lo fanno solo “per sfizio”.
Allo stesso modo, ho imparato ben presto che è bene che i clienti non si accorgano che provo piacere mentre lo faccio, altrimenti pretendono di pagare di meno. Se vogliono vedermi arrivare all’orgasmo devono pagare di più!
Lo stesso discorso vale per il preservativo: lo so che andrebbe usato sempre, ma io sono nuova e se lo faccio senza preservativo posso chiedere fino a 20 euro in più. Considerando che prendo 30 euro a botta, arrivare a 50 è una grande cosa. Non ci voglio pensare a quello che mi può succedere… alle malattie e queste cose qua, perché tanto se non guadagno, sono morta lo stesso. Le cure e gli interventi ai quali siamo continuamente costretti a sottoporci sono costosissimi e in qualche modo dovrò pur guadagnarli questi soldi.
Ho lavorato in un’impresa di pulizie per un anno circa, ho iniziato a battere quasi per gioco. Una mia amica, trans pure lei, una sera mi fece andare con lei e mi disse: “tu vieni solo a guardare, poi, se te la senti, lo fai pure tu”.. Rimasi incantata dal modo in cui gli uomini ti guardano quando vengono a cercare un trans per fare sesso, non succede mai nella vita reale: occhi pieni di desiderio e ammirazione. In effetti, gli unici momenti in cui mi sento donna e mi sento bella, sono quando sto con i clienti.
Mentirei se dicessi che lo faccio solo per necessità, mi piace molto di più che lavare le scale dei palazzi.
Farlo per amore è diverso, ma in questa società, in questa città, una trans dove lo trova un ragazzo disposta ad amarla alla luce del sole?
O diventi l’amante segreta di un uomo sposato che magari è pure geloso e ti chiude in casa e tu fai la fame o sei il giocattolo provvisorio di qualche maschietto che davanti all’idea di dover manifestare pubblicamente la sua omosessualità, preferisce squagliarsela e vivere nascondendo la sua vera identità per il resto dei suoi giorni.
Allora, preferisco non metterci il cuore e guadagnare grazie al mio corpo, perché, su una cosa non riesco proprio ad avere dubbi: essere una trans è la fortuna più grande che ti può capitare, se scegli di voler fare la prostituta. Non mi stupirei se, tra poco, le donne che si prostituiscono arriveranno ad operarsi per diventare trans. Anzi, credo che prima o poi succederà, perché questa è l’unica forma di trasgressione che non conosce crisi.”