Egli apparve all’ improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all’ improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.[estratto da “Il violinista pazzo”, Pessoa]
Esattamente come il violinista pazzo di Pessoa, anche il Cantastorie era una figura apprezzata e attesa da tutti per le strade e sulle piazze, dove si esibiva nelle sue “cantate” di miti e leggende, accompagnato dal dolce suono dello strumento, solitamente chitarra o fisarmonica, fido compagno dei suoi viaggi e delle sue storie emozionanti e travolgenti.
Storie tratte principalmente dal folklore popolare e dai più famosi poemi, come quelli della “chanson de geste”, riguardanti le avventure dei paladini carolingi impegnati nelle loro cavalleresche avventure di stampo prettamente cortese; a queste poi si aggiungono le storie sulla vita e i miracoli dei Santi, che valsero ai Cantastorie anche il benestare della Chiesa, tanto che nella pratica di questo mestiere vi si accingevano molti Gesuiti, chierici erranti, a cui si deve tra l’altro la fondazione a Palermo nel 1661 della congregazione degli “Orbi”.
Gli Orbi erano cantori ciechi, operanti in Sicilia tra il XVII e il XX secolo, educati a suonare uno strumento e a cantare di temi sacri e religiosi. A loro spettava una funziona particolarmente importante nella società dell’epoca, in quanto facevano da tramite tra gli eruditi testi sacri redatti in latino e il popolo analfabeta, che, attraverso la trasposizione di questi Cantastorie in dialetto locale, potevano avvicinarsi a comprendere meglio il mondo della Religione.
La figura del Cantastorie era indissolubilmente legata a quella del viaggiatore, si spostava di paese in paese, vivendo delle meritate offerte ricevute dai suoi ascoltatori, incantati dalla maestria con cui le parole si intrecciavano alla melodia e rapiti dalle fantasie che scaturivano da ogni storia, in grado di catturare l’attenzione di grandi e piccini e di trasportarli lontano con l’immaginazione.