Si parla tanto di Fertility day in questi giorni, ma cosa si intende esattamente e perché fa tanto discutere? Proviamo a fare un po’ di chiarezza in merito.
Il fertility day altro non è che una giornata per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione, coinvolgendo giovani, insegnanti, famiglie, medici, professionisti, associazioni, società scientifiche e istituzioni locali: questo è l’intento della dibattuta e criticata iniziativa lanciata dal ministero della Salute, guidato da Beatrice Lorenzin, che si terrà il prossimo 22 settembre.
Tale iniziativa non è stata accolta bene dalla popolazione italiana, soprattutto dalle donne indignate per gli slogan scelti e per il messaggio lanciato. Ma come mai tante polemiche? Si tratta di una campagna di sensibilizzazione che, come scritto sul sito ufficiale del Ministero della Salute, vuole informare e rendere partecipi i cittadini italiani sul tema della fertilità e sulla diminuzione delle nascite nel nostro paese, ed effettivamente in Italia negli ultimi 10 anni la media del numero dei bambini nati si è ridotta notevolmente e non c’è stata la crescita che ci si aspettava.
La risposta è semplice: Se è vero che il numero delle nascite in Italia si è abbassato, quello della disoccupazione non fa altro che aumentare. Basti pensare che la stragrande maggioranza degli italiani non ha un lavoro, e chi lo possiede è spesso mal retribuito e ha difficoltà ad arrivare a fine mese, figuriamoci se potrebbe solo pensare al mantenimento di un figlio.
Siamo uno tra i paesi con un elevato numero di ragazze e ragazzi laureati disoccupati costretti a cercare fortuna all’estero. La domanda dunque sorge spontanea: Come si può chiedere di mettere al mondo dei figli, se mancano i soldi per crescerli, istruirli, e soprattutto che tipo di futuro potranno avere se questo paese continua a non puntare sui giovani?
Alcuni slogan recitano: “la bellezza non ha età, ma la fertilità si” oppure come “datti una mossa, non aspettare la cicogna”? Di certo, in quest’iniziativa a mancare sembra essere proprio la sensibilità, soprattutto per la dura realtà cui devono confrontarsi moltissimi giovani che gravano ancora sulle famiglie equiparando il futuro all’incertezza, alla precarietà, all’insicurezza.
Anche nel mondo della politica troviamo opinioni discordanti, come ad esempio quelle governatore della Toscana, Enrico Rossi, il quale “consiglia” al premier Matteo Renzi addirittura di sostituire il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
“Quando per primi in Toscana nel 2014 iniziammo a fare la fecondazione assistita – scrive Rossi su Facebook – la ministra Lorenzin minacciò di inviare i carabinieri dei Nas. Ora sbaglia la campagna per le nascite e non interviene su un tema come il diritto di accedere alla fecondazione assistita per centomila coppie. Ne avrei anche altre, ma questo basta per consigliare a Renzi una sostituzione“.