Il mese di agosto a Napoli si chiude nel segno della camorra, per effetto dell’agguato avvenuto ieri mattina, 31 agosto, in via San Vincenzo nel Rione Sanità, intorno alle 12,30, che ha ferito in maniera rivelatasi poi mortale, il 43enne pregiudicato Vittorio Vastarello, gregario dell’omonimo clan.
Raggiunto da un colpo d’arma da fuoco, l’uomo è rimasto ferito gravemente, per poi spirare una volta giunto in ospedale.
Si torna a sparare in pieno giorno, sprezzanti delle scene di ordinaria normalità esuli dal contesto criminale. I sicari hanno raggiunto l’obiettivo dell’agguato poco distante dalla sua abitazione, situata in va Amedeo Savoia e hanno aperto il fuoco. Fatale il proiettile che ha colpito Vastarello ad una coscia recidendogli l’arteria femorale. Trasportato all’ospedale “Vecchio Pellegrini” è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico che non è valso a salvargli la vita.
Moli bossoli, tracce ematiche e tanta paura: questo è quanto rilevato dalla scientifica sul luogo dell’agguato.
Un agguato che ha sortito una morte “di spessore”: Vittorio Vastarello era il figlio del boss capostipite del clan, Raffaele Vastarella – il cognome differente è frutto di un errore di registrazione all’anagrafe – e fratello di Giuseppe Vastarella, ucciso lo scorso 22 aprile nell’agguato messo a segno in via Fontanelle nei pressi di un circolo ricreativo, in cui perse la vita anche il cognato, Salvatore Vigna.
In quello stesso agguato, avvenuto a pochi passe dal celebre “cimitero delle Capuzzelle” rimasero feriti anche Antonio e Dario Vastarella e l’incensurato Alfredo Ciotola.
Lo scorso 9 maggio, sono scattate le manette per quattro persone: Antonio Genidoni, figliastro del defunto boss Pietro Esposito, la moglie Vincenza Esposito, la madre Addolorata Spina ed Emanuele Esposito, tutti accusati di aver partecipato a vario titolo all’agguato del 22 aprile nel Rione Sanità.
Quasi sicuramente, l’agguato costato la vita all’ennesimo membro della famiglia-clan Vastarella (a prescindere dall’ultima vocale che ultima il cognome) si colloca proprio lungo la scia di sangue generata dai clan rivali della zona per giungere a conseguire il controllo delle attività illecite.