Tre episodi diversi, accomunati dal nome del santo patrono, in nome del quale tre festeggiamenti differenti hanno consegnato altrettante notizie di cronaca.
San Rocco: uno dei santi più celebrati, soprattutto al meridione, durante il periodo estivo.
Lo scorso martedì, al termine della processione a Siano per celebrare la festa di San Rocco, dei colpi di pistola hanno spaventato la folla, disseminando leciti attimi di tensione. Ad esploderli fortunatamente non un’arma da fuoco, ma una pistola a salve scaccia cani. Il responsabile è stato immediatamente individuato e bloccato dai carabinieri. Una volta giunto in caserma, il 25enne del posto, artefice del gesto, ha giustificato il suo gesto asserendo che si era trattato solo di un modo di omaggiare il santo.
Ieri mattina, invece, la preparazione dei fuochi d’artificio per festeggiare, la sera stessa, la festa di San Rocco, ha provocato un incendio nella zona di San Giovanni a Piro, nella frazione di Bosco, nel salernitano. Una batteria di fuochi, partita involontariamente, ha investito il furgoncino del fuochi, incendiandolo unitamente alla campagna e alle sterpaglie vicine. Un fumo denso è stato visibile anche a distanza di chilometri.
Infine, termine della processione e dopo i fuochi d’artificio, la mongolfiera colorata allestita per la festa patronale di San Rocco a Valenzano, comune barese che annovera 18mila abitanti, è volata al cielo esibendo un nome a chiare lettere: ‘Famiglia Buscemi’. Con un doppio omaggio a san Michele e san Rocco.
A sponsorizzare quel pallone aerostatico fabbricato artigianalmente, però, non è stata una famiglia qualunque. Bensì un clan.
I Buscemi in questione sono arrivati in Puglia dalla Sicilia negli anni Settanta. Sono i discendenti di due boss: da un lato Salvatore Buscemi, uno dei capi mafiosi del mandamento di Boccadifalco di Palermo; dall’altro Michelangelo Stramaglia, boss di Valenzano vicino al clan barese dei Parisi.
La denuncia porta la firma del deputato barese pd Dario Ginefra, che ha diramato la notizia pubblicando un post su Facebook
Dopo l’era degli inchini delle statue dei santi, nel corso delle feste patronali, a ridosso delle abitazioni dei boss, i clan si dimostrano sempre ed impeccabilmente pronti ad individuare il canale più utile da cavalcare per divulgare i loro messaggi subliminali, marcare il territorio, facendo sentire la loro forte e perentoria egemonia, macinare consensi e catturare compiacimento e ammirazione. Tutto in un istante, difficile da immortalare, ancor più da dimenticare.