Il costume da bagno indossato dalle donne islamiche (burkini) è stato vietato in alcune città di mare francesi, a stabilirlo sono diverse località: dalla Costa Azzurra alla Corsica, sollevando polemiche in tutta Europa.
Ebbene se una volta la tenuta più scandalosa con cui andare in spiaggia era il topless, ora lo shock viene dal burkini, il costume da bagno integrale pensato per le donne musulmane. Un simbolo di appartenenza religiosa sempre più di moda, che molti francesi, ancora scossi dagli attentati degli ultimi mesi, sembra non siano disposti a tollerare.
Per questo il sindaco conservatore di Cannes, David Lisnard, lo ha vietato sulle spiagge cittadine, pena una multa di 38 euro, dichiarandolo “uniforme simbolo dell’estremismo islamico”. È stato subito imitato da altre amministrazioni, molte delle quali hanno addotto motivi di ordine pubblico. Le prime tre multe sono già state staccate mentre altre sei donne colpevoli di essere “troppo costumate” sono state fatte allontanare dalle spiagge. “Una provocazione” inutile e pericolosa, secondo il nostro ministro degli Interni, Angelino Alfano, che si è detto contrario a misure simili in Italia.
Ma il burkini rappresenta davvero un simbolo religioso? A tal proposito ecco alcune informazioni che aiutano a capire: la creazione di questa tenuta è attribuita ad Aheda Zanetti, un’australiana di origine libanese. Zanetti racconta di avere avuto l’idea nel 2004 a Sydney, osservando sua nipote che giocava a netball (una variante con sette giocatori della pallacanestro). A suo avviso, la ragazzina era in difficoltà con il suo lungo hijab (il velo che copre la parte superiore del corpo) e la tuta. “Avevo fatto alcune ricerche e non avevo trovato nessuna tenuta adatta alle donne che fossero sportive ma anche pudiche”, ha raccontato a Le Monde.
Così l’australiana ha immaginato l’hijood, ovvero una tuta conforme al “pudore” religioso. L’idea del burkini, destinato a quante fino ad allora facevano il bagno velate, le è venuta in seguito, visto che vive in un paese dove gli sport acquatici sono onnipresenti.
Nel frattempo anche Izzedin Elzir, presidente dell’Ucoii, l’associazione islamica più vicina alla fratellanza musulmana, esprime la sua posizione, condividendo quanto detto dal ministro Alfano: «Mi spiace – ha dichiarato – che in Francia invece di garantire la sicurezza, si parli di burkini sì, burkini no. Abbiamo acquisito spazi libertà: non dobbiamo tornare indietro». Per Elzir i divieti sui burkini scattati in Francia sono «inutili e dannosi. Hanno iniziato col divieto di indossare il velo nelle scuole, hanno finito col costringere gli islamici a fare scuole private. I divieti non aiutano a trovare la via del confronto pacifico».