Scomporre e ricomporre “Le quattro stagioni”, forse il più famoso brano di musica classica di sempre: un’idea folle e affascinante. Far convivere ambient music e elettronica con il barocco veneziano potrebbe sembrare, all’apparenza, un sacrilegio. Eppure, stando al milione e passa di preferenze registrate dal progetto su Spotify, il pubblico ha molto gradito questo strano Vivaldi d’avanguardia che Max Richter, compositore tedesco cresciuto in Inghilterra e diventato celebre nel mondo, ha pubblicato in cd per la prestigiosa etichetta Deutsche Grammophon. Vivaldi Recomposed non è un semplice arrangiamento, ma qualcosa di totalmente nuovo. Richter ha assorbito il “cimento” di Vivaldi, metabolizzandolo e filtrandolo attraverso la sensibilità del musicista contemporaneo, ricreando un nuovo racconto, nostalgico e postmoderno. Il concerto si sviluppa come una sorta di incontro ravvicinato tra l’originale vivaldiano, eseguito per primo in forma tradizionale, e la rielaborazione moderna di Richter, proposta a seguire, creando un irresistibile gioco di specchi deformanti.
Max Richter è un compositore tedesco, cresciuto a Londra e tornato a vivere a Berlino, da qualche anno. Dopo rigorosi studi classici e brillanti diplomi in conservatorio, incontra Luciano Berio il quale riesce a trasmettere al giovane allievo la consapevolezza che, persino nel rigore assoluto di una partitura, deve spirare il vento della diversità, perché si crei una relazione con la propria scrittura. Gli insegna a far irrompere, insomma, la vita tra le quattro pareti dell’istituzione, a superare i confini, aprire le porte, guardare sempre con attenzione e mai con intellettualismo quello che avviene dove si dà forma alla musica. Richter è uno specialista della classica che frequenta l’obliqua via musicale di un artista inarrivabile come Robert Wyatt. Si avventura, dunque, nei sentieri tracciati da Vivaldi con l’assoluto rispetto che si deve a una pietra miliare della cultura, ma senza timore, evitando operazioni di contaminazione e reinterpretazioni. La contemporaneità, per lui, è lo spirito stesso dei tempi, ossia un sentire sedimentato nell’anima.
Werner Ehrhardt – Violinista e direttore d’orchestra nato a Colonia, dal 1985 al 2005 dirige l’ensemble Concerto Köln. Nel 2004 fonda L’Arte del Mondo ma collabora anche con la Staatsoper di Stoccarda, la Konzerthaus Orkester di Berlino, le Orchestre sinfoniche di Berga e Amburgo, l’Orchestre de Chambre de Genève, Capriccio di Basilea. Ha collaborato con solisti come Edita Gruber, Magdalena Kožená, Barbara Hendricks, Christine Schäfer, Eva Mei, Andreas Scholl, Olli Mustonen, Christiane Oelze, Xavier de Maistre, Daniel Hope, Viktoria Mullova, Daniel Müller-Schott.
Ensemble L’Arte del Mondo – Fondato nel 2004 da Werner Ehrhardt, specializzato nel repertorio antico e barocco, l’ensemble ha partecipato al Festival di Ludwigsburg e al Beethoven Festival di Bonn, si è esibito alla Konzerthaus di Berlino e alla Cité de la Musique di Parigi, ha collaborato con la WDR e la Radio tedesca. L’Arte del Mondo è ospite regolare del Festspielhaus di Baden-Baden e della Herculessaal di Monaco. Il lavoro condotto in questi anni è sfociato in prime mondiali sia in campo orchestrale sia in ambito operistico. Tra i solisti regolarmente invitati da L’Arte del Mondo sono da menzionare Daniel Hope, Viktoria Mullova, Simone Kermes, Xavier de Maistre e Uri Caine.
Daniel Hope – Artista esclusivo Deutsche Grammophon dal 2007, nel 2004 ha vinto tre premi prestigiosi per la registrazione dei concerti di Berg e Britten e ha ottenuto due nomination per il Grammy del 2005. Artista eclettico, collabora con l’attore Klaus Maria Brandauer e con Mia Farrow in vari progetti musical-teatrali. Nella commedia “Music to die for!” suona al fianco di Uri Caine. È stato Konzertmeister della Chamber Orchestra of Europe, dell’ensemble Concerto Köln e della Camerata Salzburg. Collabora inoltre con musicisti provenienti da altri ambiti: Bobby McFerrin, ad esempio, e l’ex Police Stewart Copeland. Dal 2002 al 2008 ha fatto parte dello storico Trio Beaux Arts, commissionando opere a Kurtág e Kagel. Tra i suoi partner cameristici spiccano i nomi di Pressler, Bashmet, Adès, Harrell, Katia e Marielle Labèque, Tabea Zimmermann, Wispelwey e Entremont. Con Alfred Schnittke ha organizzato il Festival Schnittke a Londra, nel 1994. La stampa inglese lo ha definito «il più entusiasmante musicista di strumenti ad arco dopo Jacqueline du Pré».