Le chiamano “ragazze saponetta” e sono quelle che barattano una palpata al sedere o al seno in cambio di un giro in motorino: accade nelle solitarie strade della periferia, in quelle terre di nessuno in cui dilagano povertà e degrado. Set prestati a Gomorra, lungo i quali si consumano i drammi adolescenziali di centinaia di teenager, le cui storie non trovano seguito, attenzione e spazio tra le pellicole cinematografiche.
Si cresce in fretta nei contesti in cui regnano le regole della camorra, tra un elevato tasso di assenteismo scolastico e il desiderio di evadere il prima possibile. Il più delle volte, quel desiderio d’indipendenza, si tramuta in una nuova e più o meno consapevole forma di schiavismo che porta quelle vite giovanissime a passare dagli ordini di un padre-padrone a quelli di un marito-padrone.
Baby-madri di famiglia, concepite e strutturate per sfornare bambini. Le più scaltre si ritagliano un lavoro da parrucchiera o estetista a domicilio, al quale sanno già che dovranno probabilmente rinunciare quando si leggeranno seriamente a un uomo, altre crescono servendo quel credo: “è l’uomo che deve portare i soldi a casa, alla donna spetta il ruolo di moglie, madre e angelo del focolare domestico”.
Tra l’era dei giochi e quella dei fiori d’arancio s’interseca l’adolescenza: il momento in cui una ragazza esplora l’attrazione e l’interazione con l’altro sesso. Complice l’inadeguata preparazione culturale in materia, il sesso viene affrontato e vissuto in maniera precoce e scellerata: la maggior parte delle ragazze perdono la verginità non oltre i 14 anni e, paradossalmente, per i ragazzi, l’età media si abbassa vertiginosamente. Pressoché 11enni annoverano già esperienze di pratiche masturbatorie con uno o più partner. Lo stesso vale per i rapporti orali. L’isolamento e l’assenza di luoghi d’aggregazione che fungano da poli di attrattiva finalizzati ad accogliere le ore di svago e i momenti morti di quei ragazzi, gioca un ruolo determinante in tale ottica.
Giochi erotici sempre più spinti sono all’ordine del giorno nelle terre di nessuno: ragazze pronte a tutto pur di evadere dalla noia e dal lancinante isolamento peculiare di quei luoghi. Una palpata al sedere piuttosto che sl seno, in cambio di un giro in scooter. Un’uscita al lungomare Caracciolo vale del petting praticato sugli scogli. Appartarsi nei garage o in luoghi isolati per addentrarsi nella scoperta del piacere, pur di evadere dalla noia. “Uscire”, nel gergo giovanile, significa concedersi una sola volta ad un ragazzo che il giorno seguente può “uscire” con un’altra ragazza e così via. Lo stesso vale per le ragazze, abituate a scambiarsi ragazzi come figurine, soprattutto per il gusto di confrontare le rispettive esperienze e giudicare le “capacità amatorie” di quel fugace partner condiviso, a meno che non subentri il cuore: quando una ragazza s’innamora capisce chi sono le sue vere amiche. Le basta osservare e carpire chi rinuncia all’uscita con quel ragazzo che le fa battere il cuore.
Questo modus operandi alle più “vivaci” vale l’appellativo di “ragazze saponetta”: ovvero, ragazze avvezze a passare di mani in mani. Autentici oggetti sessuali che si concedono palesando anche un certo orgoglio per le performance maturate e per la popolarità conquistata sul campo. Non di rado accade che a metter fine ai giochi, giunga una gravidanza indesiderata, figlia, in primis, delle scarse e spesso erronee nozioni in termini di contraccezione che vengono applicate ai rapporti sessuali sulla base del “sentito dire”. Baby-madri destinate a crescere un figlio senza padre, mentre la strada si fa in salita lungo le crepe di quell’impervio destino che l’inesperienza solca nelle loro acerbe vite.
Che si tratti delle ragazze riconducibili ai contesti più facoltosi e ben frequentati o di quelle appartenenti ai cosiddetti ceti sociali medio-bassi, cambia la forma, ma non la sostanza: non dare valore al sesso e perdere la verginità il prima possibile è la strada da perseguire per vedersi accettate dal gruppo dei pari ed acquisire popolarità.