Come puntualmente accade nelle ore successive ad ogni agguato di camorra di spessore, ad indicare la pista più attendibile da seguire per risalire a movente e mandante, sono i fuochi d’artificio.
Anche a poche ore di distanza dall’agguato in vicolo delle Nocelle, il tanto atteso rituale si è compiuto e una batteria di fuochi pirotecnici ha festeggiato il raid sottolineandone l’inverosimile solennità.
A cadere sotto una pioggia di colpi d’arma da fuoco Salvatore Esposito, boss del Cavone. In vicolo delle Nocelle, in quella curva a gomito, il giovane leader a capo delle piazze di spaccio di quella porzione del centro storico cittadino, ha trovato la morte ad attenderlo. Analogo destino al quale è andato incontro anche Ciro Marfè, il 25enne, anch’egli già noto alle forze dell’ordine che viaggiava in compagnia di Esposito in sella allo scooter che sotto quella impietosa raffica di colpi non ha potuto fare altro che schiantarsi contro un muro.
Le vittime rappresentano diversi clan ed erano reduci da un summit per riconquistare zone e piazza di spaccio.
Giuliano, Sibillo, Brunetti, Esposito, Sequino e Contini: questi i clan che si starebbero fondendo per riappropriarsi del controllo delle attività illegali nel centro storico partenopeo e ai quali è giunto la frangia rivale ha voluto inviare un inequivocabile monito attraverso questo duplice agguato. La prospettiva di un nuovo sodalizio, la nascita di un nuovo cartello camorristico iniziata sotto il segno di una “cattiva stella”, in quanto i rivali hanno fatto fuori uno dei personaggi di maggiore spessore in chiave camorristica legati alla cosiddetta zona del Cavone.
I fuochi d’artificio esplosi in piazza Mazzini lo sottolineano: fuochi d’artificio esplosi per festeggiare la morte del boss del Cavone.
Una cosa è certa per gli inquirenti: era proprio Salvatore Esposito, il boss del Cavone, la vittima predestinata dell’agguato. Un omicidio importante, dato che il giovane leader camorristico si era imposto nella guerra di successione al clan Lepre per il controllo della droga in quella zona.
Uccisi, forse, per spezzare quel patto che stavano stringendo, in rappresentanza di diversi clan, per la spartizione del business della droga nel centro di Napoli.
Erano esponenti di tre famiglie camorristiche diverse i bersagli dell’agguato di ieri in vico Nocelle, nei pressi di via Salvator Rosa, zona Materdei, finiti nel mirino del commando entrato in azione in pieno giorno. Già, perché oltre ai due morti, l’agguato ha colpito anche una terza persona. Pasquale Amodio, 43 anni, ferito, ma non in pericolo di vita. E proprio al nome di quest’ultimo è legata un’ulteriore suggestione: per accelerare i soccorsi – secondo quanto emerso e riportato da organi di stampa – una persona che lo aveva caricato a bordo di uno scooter ha incrociato un’ambulanza e “chiesto” con metodi e toni tutt’altro che garbati che il ferito fosse accompagnato in ospedale.