E’ finito in manette un ragazzo di 23 anni, residente a Varese, era pronto anche a farsi saltare in aria pur di liberare il suo paese dal regime di Assad.
Il suo nome è Mahmoud Jrad, di origini siriane. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dal pm Federico Manotti, il giovane sarebbe arrivato in Italia nel 2012 e sarebbe venuto a Genova alla fine del 2015 dove avrebbe iniziato a frequentare alcuni luoghi di culto islamico del centro storico.
Il giovane era stato segnalato dall’intelligence perché nel 2015 era andato in Siria per unirsi ai combattenti contro il regime di Assad, nonostante i genitori del giovane avrebbero cercato di contrastare la partenza senza riuscirci.
Adesso è stato arrestato con l’accusa di associazione e arruolamento con finalità di terrorismo. La cattura è stata resa nota con tweet dalla polizia, nell’ambito di un’inchiesta iniziata nel capoluogo ligure.
Sembra che il sospetto stesse per partire per la Siria. L’operazione è stata svolta in collaborazione tra le Digos di Genova e Varese e con l’ausilio delle due città e di personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Genova e Milano. Sei persone inoltre, tra cui tre imam residenti a Genova, sono stati indagati.
Gli investigatori della Digos lo avevano intercettato mentre si informava sui costi del traghetto e dell’assicurazione per la macchina e dopo avere ottenuto il visto per la Turchia. Mahmoud e suo fratello dovevano raggiungere Ancona da Varese con l’auto e imbarcarsi per la Grecia, poi verso la Turchia e infine in Siria. Mahmoud è un giovane combattuto, che si rifugia nella religione più ortodossa perché sradicato dal suo Paese.
“Questa operazione ha voluto dimostrare l’attenzione e il monitoraggio continuo da parte delle forze dell’ordine sul fenomeno della radicalizzazione di tipo religioso“. Queste le dichiarazioni del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi in merito all’inchiesta della procura distrettuale antiterrorismo del capoluogo ligure. “Anche se non c’erano segnali di possibili azioni criminali in Italia – ha proseguito Cozzi – abbiamo voluto evitare che potesse accadere quanto successo in altri Paesi, anche vicini al nostro, e prevenire possibili eventi tragici“.