Allarmi e inchieste in tutta Europa per arginare il pericolo jihadista. Torna così epicentro della crisi di sicurezza il Belgio, dove ieri è stata effettuata una vasta operazione antiterrorismo nella notte in Vallonia (nella parte francofona del Paese). La polizia ha eseguito sette mandati di perquisizione tra le regioni di Liegi e Mons, senza trovare né armi, né esplosivi, e ha arrestato due fratelli sospettati di progettare attentati in Belgio. Per il momento non sembrano esserci legami con l’inchiesta aperta per gli attentati di Bruxelles. Secondo quanto riportano i media i due arrestati sono Nourredine H., di 33 anni e suo fratello Hamza. “Sulla base dei primi risultati dell’inchiesta, sembra che i due stessero preparando degli attacchi in Belgio”, fanno sapere dalla procura federale. L’operazione antiterrorismo è stata condotta su richiesta di un magistrato specializzato in materia di terrorismo di Liegi.
Altra notizia che giunge dal Belgio, quella della decisione di congelare i beni di dodici terroristi. Il nome più conosciuto della lista è quello di Mohamed Abrini, l’uomo col cappello dell’attentato all’aeroporto di Bruxelles-Zaventem, del 22 marzo. Il Paese aveva adottato una norma che permette di attivare il meccanismo già nel 2006 (in recepimento di una risoluzione dell’Onu del 2001) ma è stato solo nell’aprile scorso, dopo gli attentati a Bruxelles, che il governo ha deciso di mettere in campo la misura.
L’allarme è scattato invece nei Paesi Bassi, più precisamente nella capitale Amsterdam. Massicci controlli di sicurezza presso l’aeroporto internazionale di Schiphol, dopo che le autorità olandesi hanno ricevuto una non meglio precisata “informazione da collegare alla minaccia terroristica”. La polizia militare ha perquisito quasi tutte le auto in transito provocando lunghe code nel traffico in direzione dello scalo.
Passando alla Francia, il clima di grande sfiducia verso il livello di sicurezza messo in campo dal governo Valls non accenna a diminuire. Anzi, nello stillicidio di nuovi particolari sull’attacco a Saint Etienne du Rouvray di lunedì mattina, si è appreso che un 17enne, amico di uno dei due autori dell’attentato, è stato arrestato a Ginevra dalle autorità svizzere qualche giorno prima dei fatti, per essere trasferito in Francia. Il giovane è stato arrestato il 20 luglio proprio su mandato della magistratura transalpina, insieme ad un’altra persona, hanno detti fonti del governo elvetico, perché stavano cercando di recarsi in Siria. Il 17enne già nel 2015 aveva tentato di andare in Sira assieme ad Adel Kermiche. Il giovane si trova in detenzione preventiva per associazione di stampo terroristico.
La vicenda di padre Jacques Hamel ha intanto scosso anche la comunità musulmana: gli islamici di Saint-Etienne-du-Rouvray hanno negato la sepoltura ad Adel Kermiche, uno dei due assassini del sacerdote. “Quello che ha fatto è un gesto impuro. Non vogliamo macchiare l’islam”, ha detto Mohammed Karabila, presidente del consiglio regionale islamico della Normandia e direttore della moschea Yahya di Saint-Etienne-du-Rouvray. “Non parteciperemo né al lavaggio, né alla sepoltura nel caso in cui venga richiesto dalla famiglia”, ha aggiunto. Attesa c’è anche per le presenze dei musulmani nelle chiese, annunciate per oggi (peraltro all’iniziativa hanno aderito anche alcune associazioni islamiche in Italia).
Infine, la Germania. Scossa dalla serie di attentati, la scena politica s’interroga sul ruolo di Angela Merkel, dopo che la Cancelliera ha confermato che la politica sui rifugiati non cambierà. Ieri a Berlino migliaia di persone hanno partecipato alla manifestazione contro l’immigrazione incontrollata “Merkel muss weg” (la Merkel se ne deve andare) chiedendone le dimissioni. Classificato come protesta “di estrema destra”, al corteo non sono state ammesse altre bandiere se non quella nazionale tedesca e quella dei Laender. Questa è l’Europa ai tempi del terrorismo. Ancorata ai suoi valori ma bloccata dalla paura dell’ignoto.