La vista “dall’alto” conferisce il quadro più nitido ed attendibile dell’avanzato stato di degrado in cui versa il campo rom di Ponticelli.
Situato in Via Virginia Woolf, a pochi passi dal comando dei vigili del fuoco, il campo si estende lungo un appezzamento di terreno incolto a ridosso di palazzi di recente costruzione che galleggiano tra l’isolamento che contraddistingue la parte ancora non urbanizzata della strada e le dinamiche ben più caotiche della contigua Via Angelo Camillo De Meis.
Un campo di proporzioni considerevoli, adornato da caterve di rifiuti di vario genere, insorto poco tempo dopo “la cacciata dei rom” dal quartiere avvenuta nel 2008, al culmine del raid incendiario messo a segno dagli stessi abitanti di Ponticelli.
Un fazzoletto alla volta, i rom insediatisi in via Virginia Woolf, hanno progressivamente esteso l’ampiezza del villaggio, sovente bersaglio di controlli e perquisizioni da parte della polizia locale che, in più circostanze, ha rilevato la presenza di auto rubate e di materiale di vario genere di analoga provenienza.
Alo stato attuale, il campo rom di via Woolf, si estende per una superficie di circa 16mila metri quadrati, principalmente di proprietà privata e in parte di proprietà del comune ed è abitato da 310 persone, di cui 100 minorenni.
Una situazione assai simile a quella rilevabile in via Cupa Cimitero nel vicino quartiere di Barra, per effetto del campo rom insorto nei pressi del Rione Bisignano e la stazione della circumvesuviana di Santa Maria del Pozzo.
Il campo rom di via Cupa Cimitero si estende, per circa 16mila metri quadrati, su un’area privata dove hanno trovato rifugio 350 persone, tra cui 120 minorenni.
Stamani, la Polizia locale di Napoli, su disposizione del gip del Tribunale partenopeo, ha sequestrato i due campi rom di Barra e Ponticelli.
La magistratura ha disposto che entro il 15 settembre i campi dovranno essere sgomberati. Per la stessa data, il Comune dovrà trovare sistemazioni idonee alle circa 660 persone – tra cui 220 minorenni – che attualmente vi abitano.
Numerosi i reati ipotizzati alla base del decreto di sequestro: invasione di terreni, gestione non autorizzata di rifiuti e costruzioni edilizie: centinaia le baracche costruite in parte in muratura e in parte avvalendosi di legno e materiali di fortuna.
In entrambi i campi è stata riscontrata l’assenza di acqua corrente, elettricità e fogne; folta, invece, la presenza di rifiuti di vario tipo, dalle carcasse di auto e pneumatici fuori uso a guaine bituminose e imballaggi di plastica. Arpac e Asl hanno accertato una situazione igienico-sanitaria definita “allarmante”.
Massiccia la presenza di ingenti quantitativi di rifiuti speciali: basta pensare ai vari orpelli e rottami che penzolano dai carretti che i rom trascinano per strada, quando si avventurano nelle loro “battute di caccia” tra rifiuti e cassonetti dell’immondizia alla ricerca di materiale da reperire: carcasse di auto ed elettrodomestici, mobili in disuso, materiale in ferro, legno e rame, pneumatici, indumenti usati.
I cassonetti per la raccolta di abiti usati, in effetti, rappresentano un autentico punto di riferimento dal quale attingere indumenti che vengono recuperati servendosi dell’escamotage più pericoloso: i bambini si calano letteralmente all’interno dei cassonetti, per poi uscirne, non si sa come.
Quest’ultimo è solo uno dei tanti reclami avanzati dagli abitanti di Ponticelli che in più circostanze hanno assistito alla suddetta pratica che avviene pressoché quotidianamente nel cassonetto situato in via Aldo Merola, proprio di fronte alla villa comunale intitolata ai fratelli De Filippo, meta di tantissimi podisti che con apprensione assistono alle “performance” dei bambini rom e che in seguito al compimento di quel pericoloso rituale, non possono fare altro che rilevare il trambusto e la sporcizia generate dagli indumenti che restano cosparsi lungo la strada.
Le lamentele dei cittadini che vivono in territori che accolgono campi rom di vaste dimensioni, non si limitano, di certo, a questo. Il pericolo più evidente ed evidenziato era proprio quello individuato dell’autentica discarica a cielo aperto venutasi così a formare e che, non di rado, ha accolto incendi di materiali chiaramente tossici.
Il sequestro di oggi mira a ripristinare degli equilibri che rischiavano di saltare, anche nella periferia est, ancora una volta, così come accaduto la scorsa settimana nel campo rom di Casalnuovo.