La tragedia ferroviaria di Corato ha aperto il vaso di Pandora.
Secondo Istat, l’Italia con i suoi 28,3 chilometri di rete ferroviaria ogni 100mila abitanti, è uno dei paesi dell’Ue meno attrezzati. La media europea si attesta sui 44 chilometri di rete, sempre ogni 100mila abitanti, che diventano 50 in Germania e addirittura 109 in Finlandia e 114 in Svezia. Le linee a doppio binario, che separano il traffico nelle due direzioni, garantiscono una sicurezza maggiore. Il nostro Paese, con 12,5 chilometri di rete a doppio binario elettrificato, sopravanza paesi come Spagna, Regno Unito e la stessa Finlandia. Ma la media nel Vecchio continente è ancora più alta: 14 chilometri ogni 100mila abitanti.
E in Italia? A fare la fotografia del sistema di trasporto che i tecnici chiamano “su ferro” è Rfi: Rete ferroviaria italiana, che gestisce il grosso della rete. Una fitta rete che si estende per 16.673 chilometri lungo lo Stivale, ma che si dirada nelle regioni meridionali dove si contano 5.733 chilometri di rete: poco più del 34 per cento del totale. E anche la qualità del servizio cala al Sud. Perché se le linee a doppio binario in Italia rappresentano il 45 per cento del totale, nelle regioni meridionali i treni viaggiano spesso su un unico binario: nel 70 per cento dei casi. Per ovviare al maggiore rischio del traffico ferroviario sulle due direzioni nello stesso binario, Rfi ha compensato con sistemi di controllo automatici che, se si presenta il caso, sono in grado di ovviare anche all’errore umano.
Nelle regioni meridionali, infatti, i sistemi di telecomando della circolazione sono di gran lunga più diffusi che nelle altre regioni italiane. In questo modo è possibile scongiurare quanti più incidenti possibile. In alcune realtà – come in Calabria, Sicilia e Sardegna – i sistemi automatici coprono quasi la totalità della rete, che per la maggior parte si presenta a binario singolo. La Puglia, assieme all’Abruzzo, ha invece un terzo della rete ferroviaria scoperta da sistemi di telecomando della circolazione. Anche se Rfi precisa che “tutte le linee della rete sono attrezzate con uno o più sistemi di protezione marcia treno”. Sistemi che si integrano per garantire una marcia sicura. Si va dal telecomando della circolazione – nel 73 per cento della rete – al Sistema di controllo della marcia del treno, diffuso nel 71 per cento della rete.
E ancora, nel 25 per cento delle linee è anche presente un Sistema di supporto alla guida, che controlla la velocità istante per istante. Ma, nonostante l’elettronica e i sistemi automatici che controllano la circolazione, negli ultimi dieci anni – dal 2006 al 2015 – secondo la banca dati Eurostat, in Italia sono decedute in incidenti ferroviari 724 persone accompagnate da 506 feriti. In Europa, il bilancio più drammatico lo detiene la Polonia, con 4.741 persone coinvolte in incidenti ferroviari: 2.858 vittime e 1.883 feriti. Seguita dalla Germania, dove si sono verificati incidenti che hanno coinvolto in un decennio quasi tremila persone, con 1.543 morti e 1.427 feriti.