Non c’erano alternative: se la giustizia voleva realmente sgominare le piazze di spaccio del Rione Conocal di Ponticelli e il clan D’Amico, doveva mettere a segno “una mossa” come quella giunta stamani.
I Carabinieri della Compagnia di Torre Del Greco hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP per i minorenni di Napoli su richiesta della relativa Procura. Otto gli indagati raggiunti dalla misura, 3 dei quali già assicurati alla giustizia (2 in istituto e 1 in casa famiglia). Tutti sono ritenuti contigui al clan camorristico dei “D’Amico”, il clan di “Fraulella” e della “Passillona”, delle donne-boss e dei bambini che non conoscono giochi, ma che spacciano droga e praticano “le stese”, il cui quartier generale è radicato da anni nel rione Conocal di Ponticelli.
Il controllo delle piazze di spaccio e delle estorsioni, le “imbasciate” per conto del clan, ragazzi giovanissimi, addestrati come “soldati del clan” e ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione e spaccio di stupefacenti aggravati da finalità mafiose. Il provvedimento cautelare è riconducibile all’attività d’indagine che il 20 giugno 2016 ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 89 persone emessa dal GIP di Napoli su richiesta della D.D.A., persone appartenenti o contigue al clan D’Amico ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso e di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco aggravati da finalità mafiose.
Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno accertato quello che era sotto gli occhi di tutti: gli otto giovanissimi erano perfettamente compenetrati nel tessuto camorristico, gestivano a pieno regime l’operatività su 11 piazze di spaccio di marijuana e cocaina attive a Ponticelli, organizzate –addirittura- con turni fissi e cambio sul posto. Tra loro, sono stati identificati anche gli autori di un agguato avvenuto a Cercola il 13 luglio 2014, che portò al ferimento di un giovane di 20 anni affiliato al clan rivale dei De Micco.
Erano ancora lì, quei giovani, poche ore dopo il maxi-blitz che ha fatto scattare le manette per circa 90 gregari “adulti” del clan D’Amico. Avevano immediatamente riorganizzato l’attività di spaccio del clan e si erano riversati nelle piazze per continuare a gestirle.
Uno stato di cose che sottolineava quanto quei giovani fossero sprezzanti delle regole e quanto la camorra sia dura a morire.
Il provvedimento odierno, rivolto agli otto minorenni, mira a ridimensionare ulteriormente il già flebile clan D’Amico e, ancor più, sgomina uno dei principi-cardine sui quali la camorra imbastisce il suo “impero del male”: “servirsi dei minorenni perché la legge non li punisce”.
Dal canto loro, i bambini nati ed ideati per servire il clan, conoscono un solo credo, un unico “stile di vita”: quello che li porta ad affermare che “la camorra è bella”, “chi nasce in strada come noi non fa serenate alla questura,” “a un vero leone la galera gli fa il solletico”.
Per quei ragazzi che non hanno mai smesso di piangere la morte di Annunziata D’Amico, era un onore poterla servire: andare a comprarle le sigarette, obbedire agli ordini che commissionava, impugnare le armi che deteneva per andare a fare le stese o semplicemente per “mostrare il ferro” con l’intento di incutere timore a chi doveva capire che “si doveva stare” –doveva sottomettersi – al potere del clan.
Questo, secondo la visione distorta della vita e del mondo di quei ragazzi, era il comportamento di una madre amorevole e premurosa, per loro “la passillona” era come una madre, perché per loro, una madre è quella che t’insegna come si sta al mondo: la vita di strada, quella fatta di spaccio di droga, armi, violenza e irriverenza, così cresce e vive “un uomo d’Onore”, un soldato della camorra che sogna di diventare “comandante”.
Questi gli esempi e i punti di riferimento di ragazzi, giovanissimi, ma con una mente criminale già matura e affinata.
Intanto, il maxi-blitz dello scorso giugno unitamente all’operazione odierna, dimostrano che “la liberazione” del Rione Conocal dall’egemonia del clan D’Amico e dall’insistita presenza delle piazze di spaccio, può considerarsi un azione perseguibile e non più utopistica.
Ma quale futuro si prospetta nella vita dei figli della camorra?