La Campania brucia, dai campi rom alle aree protette, senza trascurare le isole.
Il clima, negli ultimi giorni, sta diventando sempre più rovente e non solo per merito delle temperature da record che l’estate in corso sta collezionando.
Impazzano i roghi, da Capri al Vesuvio.
Sull’isola azzurra, a due passi dai Faraglioni, il costone che sovrasta il sentiero del Pizzolungo, ha accolto più focolai.
Torna la quiete sull’isola di Capri, dove l’incendio sviluppatosi a partire da martedì pomeriggio sul costone che sovrasta il sentiero del Pizzolungo è stato definitivamente domato. Le fiamme avevano minacciato la foresteria dell’esercito, che domina la collina del Semaforo, e la villa di Curzio Malaparte.
Capri aveva vissuto ore di apprensione e la cittadinanza isolana non ha fatto nulla per nascondere esasperazione e malcontento affidando ai social sfoghi ed esagerazione: “La situazione sta diventando davvero drammatica. Com’è possibile una cosa del genere?” si legge su facebook.
Incendi sulla cui matrice dolosa aleggiano davvero pochi dubbi, così come accade per l’incendio che, a partire dalla serata di martedì, sta interessando il Parco del Vesuvio e la pineta di Terzigno.
Colonne di fumo nero, visibili da più parti, hanno allertato i residenti: l’intervento della Sma Campania e della Forestale, con l’utilizzo di due elicotteri antincendio con un getto di duecento metri, ha scongiurato rischi concreti per le abitazioni. C’è anche chi parla di un potenziale piromane, che sarebbe stato individuato nelle ore precedenti l’incendio. Il tutto, mentre il sindaco di Terzigno, Francesco Ranieri, denuncia i “continui affronti al territorio che riguardano, in realtà, l’intera regione.
Troppe coincidenze, troppe fiamme: il fenomeno degli incendi boschivi resta una terribile piaga del nostro paese perché distruggono habitat e paesaggi, possono mettere in crisi l’esistenza di tante economie locali che hanno scommesso sul turismo ambientale, accrescono il rischio idrogeologico e la desertificazione.
L’ampia area boschiva del Parco Nazionale del Vesuvio è stata sopraffatta dalle fiamme che hanno costituito una minaccia concreta anche per la circolazione sulla statale 268. E mentre due Canadair sorvolano il vulcano, e prende forma la bonifica via terra con squadre coordinate dai vigili del fuoco e composte anche da volontari (l’obiettivo è quello di spegnere ogni focolaio, impendendo all’incendio di riprendere forma: attenzione particolare al monte Somma) tengono banco denunce e polemiche.
Intanto, è caccia al presunto piromane: una persona di mezza età che sarebbe stata segnalata da più testimoni, sarebbe questo l’identikit dell’artefice di un disastro ambientale in parte scongiurato grazie all’intervento di cinque velivoli, due Canadair e tre elicotteri.
Agostino Casillo, presidente dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, intanto rivendica il controllo più assiduo dell’area.
Un incendio partito da quattro focolari e questo fa pensare forse a un disegno criminale.