Il pm della procura di Cosenza, Maria Francesca Cerchiara, ha chiesto la condanna a quattro anni di carcere per Pietro Citrigno, l’editore cosentino di “Calabria ora” imputato per la morte del giornalista Alessandro Bozzo.
Una “violenza privata feroce” quella che avrebbe esercitato l’imprenditore nei confronti del cronista, sparatosi un colpo di pistola alla testa il 15 marzo 2013 nella sua casa a Marano Principato.
In aula è stato ricostruito il calvario vissuto dal giornalista, l’umiliazione e le numerose minacce subite; esaminate anche alcune pagine del suo diario consegnato alla procura: “sono un morto che cammina, giornalisticamente parlando” scriveva Bozzo.
Poche settimane prima di compiere il folle gesto Citrigno aveva costretto Bozzo a dare le dimissioni, senza pretendere nulla e rinunciando a qualsiasi azione giudiziaria, e poi a firmare un contratto a tempo determinato, definito dallo stesso Bozzo “un’estorsione”.
Hanno assistito al processo anche i colleghi di Bozzo, anch’essi infastiditi dal regime autoritario del giornale, tra questi Antonella Garofalo ha spiegato ai magistrati che Alessandro Bozzo scriveva spesso, senza alcuna remora, di cronaca politica e che quindi il più delle volte andava in contrasto con la proprietà, soprattutto quando toccava personaggi politici cari agli editori, mentre Antonio Murzio ha confermato che Citrigno si era lamentato più volte dell’autonomia professionale di Bozzo e aveva proposto spesso il suo trasferimento.
La sentenza del processo è prevista per il 14 settembre. Sulla vicenda è intervenuto anche Mario Spagnuolo, il neo procuratore capo di Cosenza, il quale ha sottolineato che presterà molta attenzione alla vicenda Bozzo, ha infatti dichiarato: Ci aspettiamo una sentenza di verità”.