Ore di dolore, follia e morte.
Dopo Dacca, anche Baghad è finita sotto l’assedio dei terroristi
L’elusione di de autobomba ha provocato la morte di 126 persone, di cui 25 bambini e circa 150 feriti. Anche questo un massacro rivendicato dall’Isis, come quello del Bangladesh, diversi gli obiettivi: gli stranieri a Dacca, i musulmani (non solo sciiti) e i pochi cristiani rimasti nella capitale irachena. La strategia della tensione e dell’odio settario applicata con diverse modalità a migliaia di chilometri di distanza. Da una parte il nuovo fronte del Sud-Est asiatico, dall’altra il vecchio fronte iracheno. Là un commando di giovani killer in azione in un ristorante, qui l’antico metodo del camion bomba che esplode tra la folla per la strada.
Il camion frigorifero era pieno di esplosivo, al posto del gelo il fuoco: al volante un kamikaze dell’Isis che si è fatto saltare in aria intorno a mezzanotte, nell’intervallo tra il digiuno del sabato e quello della domenica, quando in tempo di Ramadan le famiglie escono a fare la spesa, si ritrovano per consumare un pasto prima dell’alba, fare festa, giocare, cercare rifugio dal caldo opprimente che ha la meglio sui condizionatori a corto di elettricità. Era quasi mezzanotte, i televisori nei bar ancora mandavano le immagini di Italia—Germania quando è scoppiato l’inferno. L’attentato è avvenuto nel quartiere di Karada, storico cuore commerciale della città. La maggioranza delle vittime sono bambini e ragazzi.
A Karada abitanti inferociti questa mattina hanno accolto a sassate il convoglio del primo ministro Haider al-Abadi che si dirigeva sul luogo dell’attentato per la visita di rito. Hacker si sono inseriti nel sito del ministero dell’Interno iracheno “nascondendolo” con l’immagine di un bambino ucciso nell’ennesima strage.