Tre episodi di sconcertante violenza si sono susseguiti, nell’arco di poche ore, in altrettante città italiane. La costante che si ripete è la feroce violenza di uomini capaci di tramutarsi in spietati aguzzini.
Mirco Alessi 42enne originario di Firenze, è ricercato dai carabinieri con l’accusa di essere l’autore del duplice omicidio avvenuto questa mattina in un appartamento di via Fiume, a Firenze. Le vittime sono una donna e una transessuale.
Secondo quanto ricostruito, Alessi avrebbe ucciso prima il transessuale di 45 anni, Gilberto Manoel Da Silva, colpendolo con un coltello da cucina, poi si sarebbe scagliato contro la 25enne dominicana Mariela Josefina Santos Cruz, morta in ospedale per le profonde ferite da arma da taglio riportate. Dopo il fatto, abbandonato il coltello nell’abitazione, si sarebbe allontanato dalla zona a bordo di un’auto. I carabinieri stanno braccando l’uomo in tutta Firenze, a partire dalla zona della stazione di Santa Maria Novella, dove sarebbe stato visto fuggire da alcuni testimoni. Gli investigatori hanno esteso le ricerche anche fuori dalla città di Firenze, non escludendo che possa essere salito su un treno. Quando il killer è entrato nell’abitazione in via Fiume, nell’appartamento, che si trova al primo piano, era presente un’altra ragazza che è riuscita a salvarsi dalla sua furia gettandosi dalla finestra. La ragazza si trova ora ricoverata all’ospedale di Santa Maria Nuova e non è in pericolo di vita. Il transessuale sarebbe stato trovato morto nell’appartamento di via Fiume. La donna sarebbe stata ferita sulle scale dell’abitazione e poi è deceduta in ospedale.
Ha sfondato la porta, l’ha inseguita e l’ha ammazzata a colpi di pistola, ferendo anche la figlia di lei, una ragazzina di 12 anni. L’ultimo femminicidio va in scena a Dorno, in provincia di Pavia, a casa di Emanuela Preceruti, 44 anni, uccisa con almeno sei proiettili mentre, abbracciata alla sua bambina, cercava riparo in bagno dalla furia dell’uomo con cui aveva stretto una relazione circa un anno fa. L’assassino è Roberto Garini, infermiere 51enne del San Matteo, che non accettava la fine della storia. Il delitto è avvenuto nell’appartamento in cui viveva la donna, in via Monsignor Passerini, che è attiguo a quello occupato dall’uomo. Dopo l’omicidio, Garini ha telefonato al 118 e ha mandato un sms a un amico scrivendo ciò che aveva fatto, poi si è consegnato ai carabinieri di Vigevano.
Iniziato sui social network, il rapporto tra i due era nato circa un anno fa, entrambi arrivavano da precedenti relazioni, matrimoni finiti o quasi: lui separato, lei in via di separazione dal suo secondo marito col quale non viveva più da tempo. Poi la storia stava diventando sempre più complicata. L’ultima discussione è scoppiata ieri notte, dopo le 23. Visto che rischiava di diventare violenta, la donna si è chiusa in casa, ma lui ha sfondato la porta con una mazza chiodata. Allora lei è corsa a chiudersi in bagno con la figlia, ma lui è riuscito ad arrivare anche lì e ha cominciato a sparare con la Tanfolio calibro 9 che deteneva per uso sportivo insieme ad altre due. Almeno dieci colpi sono partiti dalla sua pistola, sei hanno raggiunto la donna, uno la 12enne che è stata ferita al fianco e poi ha finto di essere morta per salvarsi. Quando Garini è tornato nel suo appartamento, lei è uscita di casa, ha scavalcato il balcone raggiungendo quello di un vicino e da lì si è lanciata dal primo piano, riportando nella caduta al suolo da un’altezza di cinque metri una lesione a una caviglia. Trasportata in ospedale, non è grave. Quando i militari sono arrivati sul posto, hanno trovato il 51enne abbracciato al corpo della donna che per un anno era stata la sua compagna. In caserma a Vigevano ha reso una confessione piena, anche se è stato piuttosto confuso nel momento in cui gli è stato chiesto di spiegare le ragioni del delitto.
Infine, a Modena, Bernadette, conosciuta come Betta, Fella, 55 anni, è stata assassinata dall’ex convivente: Armando Canò, 50 anni, che ha confessato di averla strangolata e poi rinchiusa in un frigo, in disuso, nella cantina dello stabile dove abitava la vittima, nel popolare quartiere della Madonnina. L’ omicidio risale a qualche giorno fa, il cadavere era in stato di decomposizione, ed è stato scoperto lunedì sera verso le 20, quando i vicini hanno segnalato ai vigili del fuoco di Modena un forte odore sgradevole proveniente dalle cantine.
«Era gelosa perché l’avevo lasciata per un’altra, non voleva accettare la mia nuova relazione ed è scoppiata l’ennesima lite». Finita in tragedia. Questa la spiegazione dell’assassino agli inquirenti e al sostituto procuratore Katia Marino che lo hanno interrogato dopo averlo rintracciato alle due del mattino a Castelfranco Emilia (Modena) dove si era rifugiato in casa di un conoscente. L’uomo – originario di Napoli e che si arrangia con piccoli lavoretti da elettricista – non ha saputo ricordare il giorno preciso dell’omicidio. Si attende l’autopsia, ma secondo fonti investigative dovrebbe risalire al 20 giugno scorso. Sia Armando Canò che la vittima, madre di due figlie, sono seguiti da anni dal centro di igiene mentale di Modena.
Subito dopo il ritrovamento del corpo si è messa in moto la macchina delle indagini. In passato la vittima aveva presentato diverse denunce di maltrattamenti contro il compagno, per questo le ricerche si sono indirizzate subito su Canò. L’uomo aveva in tasca le chiavi dell’abitazione della vittima e della porta della cantina dove è stato trovato il corpo. Trasferito negli uffici della squadra mobile è stato riconosciuto dai condomini dello stabile come la persona che frequentava la vittima, poi interrogato, assistito dal suo legale Gianluca Barbiero, dal sostituto procuratore Katia Marino, è crollato e ha ammesso di aver strangolato la donna dopo l’ennesima lite.