22 anni da compiere il prossimo agosto, occhi grandi e limpidi, come due finestre spalancate su un mondo riservato a pochi prescelti, capaci di spingersi laddove non riescono ad arrivare le parole per esprimere sentimenti ed emozioni: Mary Colonna, la sorella di Ciro, l’ultima vittima innocente della criminalità. Un fratello uscito di casa per trascorrere un pomeriggio in compagnia degli amici e non tornato più. Una morte assurda e inaccettabile che ha strappato Ciro, all’età di 19 anni, alla sua vita di ragazzo semplice e all’amore della sua famiglia.
Come Tom e Gerry, Titti e Gatto Silvestro: i protagonisti dei cartoni che guardavano insieme, mentre i bambini del Lotto O erano a giocare per strada. Così erano Ciro e Mary.
Dispettosi e “litigarelli”, ma legati da un amore forte, anche se entrambi erano restii a dirselo, per tenere fede a quel ruolo di “cane e gatto”, Mary e Ciro si volevano bene come solo un fratello e una sorella sanno volersene.
“La mia vita si è fermata il 7 giugno alle 17. Stavo entrando nella doccia, quando ho sentito mia madre prendere a pugni il muro per farmi capire che dovevo uscire. Ho subito capito che era successo qualcosa. Mi sono seduta sul divano in accappatoio ed è come se da quel divano non mi fossi più alzata”: inizia così il racconto di Mary.
Parole piene di lacrime e sorrisi, dolore e rabbia che si alternano a qualche tenue momento di serenità, quando il ricordo di Ciro diventa “goffo”.
Sentimenti contrastanti e devastanti: non può essere diversamente al cospetto di qualcosa d’infinitamente bello distrutto da qualcosa di terribilmente brutto.
Mary mostra un video che aveva girato all’insaputa di Ciro l’estate scorsa e che lo ritrae mentre bella, nel campeggio di Paestum dove la famiglia Colonna è solita trascorrere l’estate. “Un gigante buono”: così appare Ciro.
Goffo e divertente mentre dimena la sua possente sagoma lungo la pista da ballo, quando si accorge che la sorella lo sta riprendendo, va via indispettito. È tutta lì, racchiusa in pochi minuti, l’essenza del loro rapporto: punzecchiarsi, prendersi in giro, beccarsi, come solo due anime complici sanno fare.
“Eravamo cane e gatto, litigavamo sempre. La sera quando rientrava, accendeva la tv, a volte si preparava il latte con i biscotti e io lo richiamavo perché faceva un sacco di casino. Eppure, avrei preferito trascorrere il resto della vita a discutere con lui, piuttosto che perderlo così.
Ripenso a quante volte da bambino l’ho fatto piangere e adesso me ne dispiaccio. Dato che la cuoca di casa sono io, ultimamente mi chiedeva spesso di preparargli la torta pan di stelle, i cannelloni, le lasagne, mi ferisce tanto l’idea di non averlo accontentato. L’anno scorso per il suo 18esimo compleanno, gli organizzai una festa a casa: addobbi, festoni, palloncini, la casa gremita di amici. Ogni anno, per il suo compleanno, gli ho sempre preparato la torta. Non so perché quest’anno non l’ho fatto, non ricordo il motivo di questa mia mancanza, ma è una cosa che mi fa stare malissimo. Del resto, non potevamo sapere che era il suo ultimo compleanno. Quel giorno, prima che uscisse di casa, smanettava con il computer seduto accanto a me sul divano e si lamentava del fatto che non aveva abbastanza soldi per iscriversi alla scuola guida. Gli dissi che lavorando qualche soldo da parte lo avevo messo e che potevo dargli una mano, prestandogli io i soldi che gli servivano. Questo era il nostro modo di dirci “ti voglio bene”.”
Un carattere solitario, Mary, l’esatto opposto di suo fratello. Accanto a lei c’è Sonia, la sua amica del cuore che non la lascia mai sola. Mary ha riscoperto il valore dell’amicizia e sta imparando a comprendere il vero senso di quel principio secondo il quale “i veri amici si vedono nel momento del bisogno”.
È così per lei anche per mamma Adelaide, coccolata da tante amiche, ma il vuoto lasciato da Ciro si sente. Si sente forte.
Chi era Ciro?
“Quando una persona muore, accade sempre che tutti dicono “era un bravo ragazzo”. Non lo dico per assecondare un luogo comune: Ciro si svegliava tutti i giorni alle 13, dormiva per tutta la giornata, stava cercando un lavoro e per questo lo punzecchiavo: “Come lo cerchi questo lavoro, nel letto?” gli dicevo. Era ancora piccolo, anche se aveva 19 anni, non era ancora pronto ad affrontare un’esperienza lavorativa.
Era buono, ingenuo, divertente, spiritoso, ti faceva stare bene. Si faceva volere bene da tutti.
Era l’anima della casa. Era il mio opposto. Io sono più chiusa caratterialmente, papà non c’è quasi mai, è sempre fuori per lavoro, mamma è presa dalle cose della casa, non essendoci papà, i problemi se li accolla lei, quindi è la classica mamma, moglie e casalinga che si occupa di tutto e si destreggia tra “i pensieri di casa”, e poi c’era Ciro, il giocherellone della famiglia. Sempre pronto a farci ridere.
Eravamo diversi in tutto: io sono ordinata, lui era disordinatissimo, infatti, nel suo armadio è come se fosse esplosa una bomba, c’è ancora il suo disordine. Non eravamo neanche amici su facebook, perché non voleva farmi sapere i fatti suoi, tipo se aveva una fidanzata, perché io ero molto gelosa di lui e gli ho sempre detto che gli avrei dato filo da torcere se si fosse fidanzato con una ragazza che non m piaceva. E poi lo prendevo sempre in giro, quindi non ha mai accettato la mia richiesta d’amicizia!”
Cosa vuoi dire a chi attribuisce alla presenza di Ciro in quel circolo ricreativo una “colpa” che in qualche modo legittima quello che gli è successo?
“Mi devo aspettare che muoio perché abito nel Lotto O di Ponticelli?
A queste persone basterebbe parlare con me, con i miei genitori e con moltissime altre famiglie che vivono qui e che conducono una vita onesta, normale, tranquilla per capire come stanno le cose.
È necessario abbandonare i pregiudizi se si vuole conoscere la vera realtà dei fatti.
Mettetevi nei panni dei ragazzi come mio fratello e i suoi amici: senza patente, né motorino, dopo una giornata trascorsa a scuola o a lavorare, dopo cena scendono di casa per svagarsi un po’ e trascorrere qualche ora in compagnia: dove vanno? Qui non c’è niente, il circolo ricreativo è una scelta obbligata. Durante le ore pomeridiane, nell’aria verde che affianca il circoletto, ci giocano anche i bambini, quel giorno non c’erano per una fortunata combinazione: il tempo era incerto e le madri hanno preferito tenerli in casa.”
Come ti piacerebbe che venisse ricordato Ciro?
“Prima di tutto, la sua morte non deve essere vanificata. Adesso la criminalità deve lasciare tranquille le persone perbene, quello che è successo a mio fratello, non deve capitare ad altre persone, né altre famiglie devono vivere quello che stiamo provando noi.
Vorrei sicuramente che mio fratello venisse ricordato e che la sua storia non fosse accantonata, anche se niente potrà restituirmelo, restituircelo e questo pensiero ci strazia di dolore. Spero che i miei genitori, per tenere viva la memoria di Ciro e per aggrapparsi a qualcosa che li tenga impegnati, per non abbattersi, sappiano trovare la strada giusta da intraprendere per fare in modo che da questa tragedia possa nascere qualcosa di buono.”