Non tutti sanno che Napoli è la seconda città al mondo più popolata da trans, dopo Rio de Janeiro.
Un dato significativo e controverso, delicato e indicativo che focalizza l’attenzione su una questione cruciale.
Napoli, da sempre, gode della fama di una città calorosa, accogliente e sempre pronta a tendere la mano allo “straniero”, al “diverso”. La terra dei “femminielli”, un autentico culto, quest’ultimo, all’ombra del Vesuvio, concepito e percepito come una sfumatura colorita ed eccentrica dell’espressione culturale dell’animo di un popolo passionale ed allegro.
Tuttavia, numeri e luoghi comuni non sembrano convergere verso una strada edificante sotto il profilo dell’accettazione e dell’emancipazione ideologica della società.
Soprattutto negli ultimi tempi, sembra che “l’accettazione del diverso” stia assumendo lo scomodo ruolo del tallone d’Achille all’ombra del Vesuvio. Numerosi gli episodi di violenza denunciati ai danni delle trans.
Un omicidio, un accoltellamento, ai quali si aggiunge una nuova aggressione, maturata la scorsa notte e ancora una volta nel quartiere Fuorigrotta.
I suddetti episodi tendono a verificarsi nelle zone della città in cui le trans dedite alla prostituzione stanziano di notte in attesa di clienti.
Un luogo frequentato, quindi, da avventori che vanno a caccia di sesso e trasgressione, ma che sembra assumere anche il temibile ruolo del teatro destinato ad accogliere le pulsioni violente di omofobi e razzisti, animati dal desiderio di “farla pagare” alle trans in quanto tali.
A denunciare l’ultimo episodio di violenza a fondo omofobo è l’Arcigay di Napoli attraverso una nota.
“Dopo una vittima uccisa e un’altra accoltellata, – si legge nella nota – si tratta del terzo caso di violenza a sfondo transfobico che si verifica proprio tra le strade in cui quest’anno la comunità lgbt napoletana ha voluto far passare il Mediterranean Pride of Naples“.
A denunciare la vicenda è Daniela Lourdes Falanga, responsabile per le politiche trans dell’associazione, operatrice sociale 38enne, nata a Pompei come Raffaele e rinata, dopo l’operazione, nel corpo e negli abiti più confacenti alla sua anima di donna.
Daniela Lourdes Falanga, oggi, è una donna che lotta contro i pregiudizi di una città difficile per rivendicare se stessa e diventare ciò che ha sempre sognato di essere. Lotta per i suoi diritti e per quelli delle trans che versano nelle sue stesse condizioni, Daniela, che ha scelto di sottolineare la sua devozione per la Madonna, aggiungendo al suo “nuovo” nome anche “Lourdes”.
“Un pregiudizio che genera prostituzione”: all’ombra del Vesuvio, risulta quasi impossibile, per una trans, trovare un lavoro “normale”. Allora, la stragrande maggioranza delle transessuali si vedono costrette ad imboccare la strada che le porta sul marciapiede, per battere, a battere, tutta la notte, tutte le notti.
Qualcuna riesce a ritagliarsi uno scampolo di normalità: tra tutte spicca l’esempio di Alessandra Langella, la Nina di “Gomorra La Serie 2” che vive proprio in quello stesso quartiere Fuorigrotta che di notte accoglie “il passeggio” di tante trans che, diversamente da lei, non sono riuscite a costruirsi una vita normale. Alessandra, 19 anni, lavora in un salone di parrucchiere in via Manzoni, già da prima di ritagliarsi un ruolo nella seguitissima seria, non si è mai prostituita, ma come molte trans che si sentono “fortunate” perché vivono una vita normale, non condanna la scelta di quelle che, invece, finiscono sul marciapiede.
Una realtà difficile e complessa quella in cui le trans napoletane sono costrette a vivere: tanta superficialità, molti pregiudizi e un crescente e temibile senso di ostile avversione.