59 anni da festeggiare insieme al sopraggiungere dell’estate, non poteva essere diversamente per un’icona divenuta celebre grazie alle pellicole girate d’estate.
Complici i faraglioni dell’isola azzurra, la magia peculiare delle sere più calde dell’anno e quelle hit divenute degli evergreen senza tempo, Nino D’Angelo ha saputo conquistare, vivere e percorrere la sua gremita fetta di notorietà nell’ambito della scena musicale non solo napoletana.
Originario di San Pietro a Patierno, primo di sei figli, di padre operaio e madre casalinga, la famiglia D’Angelo non navigava di certo nell’oro, pertanto, il giovane Nino ben presto abbandonò i banchi scolastici per intraprendere la duplice mansione di cantante ai matrimoni e gelataio. Un matrimonio repentino, al quale segue la nascita di due cigli, mentre sul fronte lavorativo, Nino inizia a muovere i primi passi sul palcoscenico teatrale nelle classiche “sceneggiate napoletane”.
Il debutto cinematografico arrivò con il film “Celebrità”, al quale seguirono gli altri celeberrimi cult di genere al fianco di Mario Merola, ma gli anni ’80 furono soprattutto l’era che gli consegnò la fama di “caschetto d’oro” grazie al film “Nu jeans e na maglietta”. I siparietti con Bombolo ed Enzo Cannavale, le storie d’amore che lo vedevano avere la meglio su scultorei bellocci, come nel più classico dei “Davide contro Golia”, canzoni gettonatissime rigorosamente in napoletano, hanno supportato l’ascesa di Nino tra le icone partenopee maggiormente acclamate e benvolute.
Poi l’inversione di rotta, il “caschetto d’oro” cede il posto ai “capelli d’argento” e D’Angelo inizia ad adoperare versi e voce per affrontare tematiche impegnate e tutt’altro che leggere.
In ogni veste, a prescindere dal contesto, dal passaggio dalle musicassette ai cd, la fama e il seguito che Nino D’Angelo ha sistematicamente macinato, comprovano che la genuinità e la passionalità tipica ed inconfondibile del meridione è orfana di quella paura che rende incapaci di mettersi in gioco ostacolando il “cambio di pelle”, essenziale per l’anima di un artista come Nino che non ha voluto rimanere imbrigliato nell’ingombrante e pericolosa ombra peculiare degli abiti dell’”eterno ragazzino”. Non ha avuto paura di crescere Nino ed è così che ha ribadito e rilanciato il suo essere “grande”.