Piazzale Tecchio, sera inoltrata dell’11 Giugno: la fermata del R6 si riempie di gente a pochi metri dallo stadio San Paolo, in attesa di un pullman che tarda ad arrivare. I minuti passano ma del mezzo non vi è traccia. L’ora di cena è passata, la stanchezza si fa sentire fino a quando non si intravede l’insegna luminosa del pullman, il R6.
Il veicolo ingurgita centinaia di persone tra Fuorigrotta, Traiano e Pianura, le trasporta nel suo ventre tra strade trafficate e il sudore delle schiene, appiccicate l’un l’altra per un tragitto faticoso e non sempre puntuale.
Quella sera il nervosismo è palese. Tutti accorrono a salire sul pullman zitti e stanchi, ma uno vuole far sentire le proprie ragioni all’autista, Vincenzo Lucchese, un signore sulla quarantina. “Sono le 21.30, vi rendete conto??” “Sto aspettando da una jurnat’intera qua e mo’ passate?!” “Facevo prima a’pper!”. Vincenzo è abituato alle solite lamentele, ma quest’uomo di quasi 60 anni non accenna a fermarsi, neanche dopo i suoi inviti a calmarsi e a lasciarlo lavorare.
Che colpa ne ha, Vincenzo, se il bus è vecchio? Che colpa ne ha se le ore di traffico aumentano ma lo stipendio si riduce?
Per il vecchio, Vincenzo è l’emblema del “sistema che non funziona”, è complice di questo servizio penoso. Gli serve una punizione. Così afferra un bicchiere di vetro e lo scaglia sul volto.
I pezzi frantumati cadono a terra, misti al sangue e ai lamenti. La folla si spaventa: molti scappano, altri chiamano le forze dell’ordine.
La Polizia arriva e arresta l’aggressore nei pressi di un bar vicino alla fermata, da dove è stato preso il bicchiere, mentre Vincenzo viene portato via dall’ambulanza con il volto aperto a metà. La sua camicia da dipendente ANM è insozzata di sangue. Per fortuna l’ospedale San Paolo non è lontano da lì.
Il colpevole viene identificato come Vincenzo Visco, di 56 anni, incensurato. Nell’interrogatorio sostiene che sia stato il ritardo del bus ad averlo portato su tutte le furie e ad aggredire l’autista. L’ANM (Azienda Napoletana Mobilità s.p.a) ribadisce nel comunicato stampa pubblicato questo pomeriggio sul profilo Facebook che non vi è stato alcun ritardo, anzi, “la corsa era stata regolarmente programmata alle ore 21:30, mentre la successiva sarebbe partita alle ore 22:00”.
Se si guarda il sito dell’azienda, la frequenza del R6 è di 17 minuti di sabato. Un’attesa che quasi raddoppia tra il portale web e il social.
Vincenzo, colpevole solo di aver svolto il suo lavoro onesto, ha riportato 30 punti di sutura perlopiù sul lato sinistro della faccia. Un occhio salvato quasi per miracolo, altrimenti non avrebbe più occupato il sedile dell’R6.
I messaggi di solidarietà non tardano ad arrivare, almeno quelli. Il sindaco di Napoli De Magistris gli fa visita ed esprime “piena solidarietà e vicinanza” all’uomo.
L’Ex OPG Occupato si spinge oltre: dieci ore prima del comunicato su Facebook dell’ANM, il messaggio pubblicato sul social denuncia lo stato di violenza e paura in cui lavorano gli autisti ANM, le aggressioni “in nemmeno due mesi” sono state “5 (17 aprile, 8 maggio, 19 maggio, 24 maggio), ben di più se risaliamo indietro nel tempo”. A dire di chi fa del “jesopazzo” un motto e una rivendicazione civile, la colpa è degli amministratori dell’azienda che “non hanno preso in considerazione le denunce dei lavoratori né sono intervenuti su condizioni di lavoro veramente assurde”.
Sì, è assurdo che un’autista rischi la pelle per un servizio pubblico inadeguato. Per quello stesso servizio che dovrebbe rendere tutti i cittadini uguali e non in conflitto tra poveri, tra Vincenzo e Vincenzo.
Forza Vincenzo Lucchese, guarisci presto!