Ponticelli, Rione de Gasperi, 656 alloggi, demolizione e ricostruzione, 158 alloggi comunali e ulteriori 52, diritto alla casa, dignità umana: queste le parole chiave che sintetizzano una delle questioni più sentite e mal vissute da parte degli abitanti del quartiere che vivono in quel rione oggetto del piano di riqualificazione urbana attualmente in essere e che non vogliono morire senza aver realizzato il sogno di aver valicato la porta di un’abitazione realmente ed effettivamente meritevole di definirsi “casa”.
Aleggia un clima teso e di diffuso malcontento tra le case del rione de Gasperi, sia tra quelle “vecchie”, dove i bambini piangono e si spaventano passando davanti alle case murate, perché faticano a comprendere quello che sta accadendo e i roditori che serpeggiano tra i vani degli edifici in parte vuoti e in parte ancora abitati, aggiungendo al contesto un tocco di mortificante impotenza che sbeffeggia le primordiali regole alla base del viver civile, violentando la più elementare essenza della dignità umana.
I topi serpeggiano tra i vari edifici del rione, ma, nel rispetto della dignità delle persone che sono costrette a vivere in quei luoghi, ho scelto di non fotografare la loro vergogna.
Il malcontento aleggia anche tra le case “nuove”, dove ai primi problemi legati all’integrazione delle famiglie abituate a vivere nel degrado, si aggiungono allarmismi e tensioni legate alla microcriminalità: incursioni notturne dei rom, piuttosto che dei facinorosi giovani del quartiere in sella agli scooter.
Il fulcro centrale della questione, tuttavia, resta l’isolamento e il degrado che serpeggiano dentro e fuori dai palazzi, in parte murati, in parte ancora abitati. Un’alternanza di suggestioni e problematiche che varia di caso in caso e di casa in casa, dando luogo ad un mosaico variegato il cui tema portante è sempre e solo uno: il degrado, tratto distintivo di ogni periferia difficile, dove la criminalità sa lasciare segni indelebili, come nel caso del Rione de Gasperi, roccaforte del clan Sarno per decenni e che attualmente rappresenta la fotografia più fedele dello “sfascio” che la fine dell’egemonia del clan ha generato in più ambiti. Sotto il profilo identitario, perché il pentito è un’entità indefinita che trova una soggettiva e versatile interpretazione tra il popolo incensurato e non; sotto il profilo camorristico, perché il vuoto di potere generato dall’uscita di scena dell’organizzazione egemone per oltre un trentennio nella periferia est e nell’entroterra vesuviano, ha fatto gola a tanti aspiranti boss che hanno tentato – e stanno tentando tuttora – di attuare una scalata al potere per conquistare le redini del potere criminale; sotto il profilo ideologico, perché “si stava meglio quando c’erano i Sarno” è la frase che meglio riassume lo stato d’animo popolare, completamente assorbito dal credo e dal modus operandi della camorra e pertanto incapace di uscire da quel modo di vivere e pensare al quale si deve auspicare per avviare la vera e piena riqualifica del territorio.
In un clima piuttosto ostile e tutt’altro che semplice da gestire ed interpretare ha avuto luogo la prima fase del piano di recupero urbano di Ponticelli che propone una significativa trasformazione di una parte rilevante del quartiere, mediante una serie di interventi in sub-ambiti di attuazione.
L’assessore al Patrimonio del comune di Napoli, Sandro Fucito, ha avuto il compito/onere tutt’altro che agevole di assicurare un alloggio agli aventi diritto e di assicurarsi che il tutto si svolga nel segno della legalità. Raggiunto telefonicamente, a dispetto del momento concitato per effetto del clima elettorale che ancora spira su Napoli, l’assessore Fucito ha manifestato una forte disponibilità, sintomatica del desiderio non solo di proferire vicinanza agli abitanti del Rione De Gasperi, ma soprattutto, consapevole dello stato emotivo assai altalenante della stessa popolazione, ha ben compreso l’importanza di rassicurare coloro che “sopravvivono” nelle condizioni più avverse e precarie.
“Così come si legge nella delibera, – afferma l’assessore Fucito – istruttorie e censimenti eseguiti per la consegna dei nuovi alloggi prevedono che rimarranno occupati da circa 70 famiglie residenti senza titolo negli edifici da demolire.” Proprio questo è uno dei punti più caldi della procedura di assegnazione delle abitazioni, in quanto, se è ben facile identificare gli aventi diritto, la difficoltà oggettiva si rileva proprio nel decidere delle sorti dei senza titolo.
La sanatoria è prevista per gli occupanti entro il 2010, esclusi, invece, dalla procedura coloro che hanno realizzato l’occupazione impropria in data successiva al 31/12/1998. A rigettare le richieste, il Servizio Politiche per la casa che ha accertato casi di occupazione successiva al ‘98 pur rilevando numerose situazioni di disagio abitativo dei nuclei familiari che non dispongono di altra abitazione.
Il problema è proprio questo: senza titolo, ma comunque residenti in vani che si fatica a definire case.
Ma, chi sono i nuclei familiari in disagio abitativo?
“Soggetti provvisti di requisiti economici e patrimoniali previsti per l’assegnazione di alloggi ERP, accompagnate da altre forme di inadeguatezza fisica, psichica, famiglie separate, figli a carico, soggetti a carico dei quali si rileva una procedura di licenziamento, disoccupazione, sfratto. La priorità dell’amministrazione – aggiunge Fucito – è quella di coniugare la necessità di sgomberare i fabbricati con quella di tutelare le famiglie, effettuando una revisione del piano di demolizione e al contempo eseguire una mobilità interna al rione per evitare un’occupazione a “macchia di leopardo”.”
Allo stato attuale, sono in condizioni manutentive migliori, gli isolati 17 e 18, mentre è stato richiesto un ulteriore sopralluogo al fine di verificare le condizioni degli edifici 8, 9 e 11.
In merito all’isolato 10, la questione resta ancora aperta, durante il pomeriggio di ieri, i Vigili Del Fuoco prima e la Protezione Civile poi, hanno effettuato un intervento di verifica di agibilità di uno degli appartamenti dell’ultimo piano con conseguente sopralluogo sul tetto dell’edificio e relativa messa in sicurezza del comparto coinvolto nella fase di cedimento. Vigili del fuoco e Protezione Civile, assicurano e rassicurano gli abitanti dell’isolato 10 in merito allo stato di agibilità dello stesso, scongiurando un’imminente pericolo di crollo e preannunciando che, come da protocollo, in seguito alla loro segnalazione agli uffici di competenza, nei giorni a seguire, giungeranno i tecnici del comune per effettuare un sopralluogo più accurato ed esaustivo, destinato a sciogliere ogni dubbio in merito allo stato di salute dell’edificio.
L’assessore Fucito precisa che gli alloggi che resteranno occupati, così come gli interi edifici, andranno incontro ad una serie di interventi di manutenzione, così come sta già avvenendo nell’isolato 1: “come previsto dalla delibera, gli edifici non destinati all’abbattimento, rientrano in quelli contemplati in un patto collaborativo che prevede da parte del comune interventi di messa a norma degli impianti elettrici e ripristino servizi igienici, fino a un totale di 5.000 euro di spesa media a famiglia.”
Gli aspetti che hanno maggiormente surriscaldato gli animi tra le persone in attesa dell’assegnazione di una casa sono i seguenti: il fatto che le case siano state assegnate a famiglie non in regola con i pagamenti, l’assegnazione di appartamenti di centinaia di metri quadrati ad una singola persona e, soprattutto, la negazione di un alloggio a persone a carico delle quali figurano precedenti penali.
Per quanto concerne il primo aspetto, l’assessore Fucito conferma e ribadisce che attraverso l’introduzione di un piano di rateizzo si sta provvedendo a regolarizzare la condizione degli assegnatari e ad assicurarsi che si mantengano in regola con i pagamenti, mentre in merito alla questione dei appartamenti di 120 mq assegnati ad una persona, l’assessore spiega che proprio per attenersi ai parametri della legalità e della trasparenza, se quella singola persona era tra le aventi diritto e quelli gli unici appartamenti disponibili, non poteva essere attuata procedura diversa. “Gli alloggi che rientrano in questa casistica – spiega l’assessore – convergeranno nei piani di mobilità futura per provvedere all’adattamento di una condizione più ragionevole”.
Controversa e delicata, invece, è la questione in materia di assegnazione delle abitazioni comunali a persone a carico delle quali figurano precedenti penali, soprattutto in un contesto come il Rione de Gasperi, quartier generale del clan Sarno per circa un trentennio. Una condizione che automaticamente sbarra la strada che conduce verso le nuove abitazioni a molte famiglie.
L’assessore Fucito lo definisce un “dubbio interpretativo”, un’espressione che ben delinea la pericolosa delicatezza insita nel sancire quale sia il metro valutativo più ragionevole da applicare e se l’introduzione di pregiudicati nel nuovo plesso di abitazioni può rappresentare un passo in avanti o meno nell’ambito del complesso processo di riqualifica di un territorio troppo sensibile alla criminalità e anche alla povertà.
Criminalità e povertà: un connubio temibile, capace di delineare scenari indicibili che tra gli appartamenti murati che spiccano tra i vari isolati e il buio e il degrado che aleggiano nel rione, potrebbe trovare un terreno pericolosamente fertile, soprattutto se fomentato dalla rancorosa e clamorosa rivendicazione: “si stava meglio quando c’erano i Sarno”.