Tra poche settimane si svolgerà di nuovo il festival della carne di cane di Yulin dove migliaia di animali vengono rapiti e bastonati a morte. E poi appesi a dei ganci al mercato, spellati e venduti per essere mangiati.
“Sono soltanto dei cani”, verrebbe da dire a qualcuno. Eppure, nuove ricerche mostrano che in termini di emozioni, il cervello dei cani è molto simile a quello dell’uomo. E se accettiamo di percepirli come esseri capaci di elaborare pensieri ed emozioni, la tortura alla quale li sottopone questo “festival” è inimmaginabile. Invero, il consumo della carne di cane in Cina è un tema ancora assai controverso. E, in tale ottica, il ruolo ricoperto dal festival assume un valore emblematico.
Il lavoro di molti attivisti sta depauperando di seguito e visibilità l’evento che sta diventando ogni anno più piccolo, e le autorità locali di Yulin hanno già tolto il loro patrocinio e vietato ai dipendenti pubblici di partecipare.
Il festival di Yulin non è una tradizione centenaria o un inamovibile caposaldo della cultura cinese, la prima edizione ha avuto luogo nel 2010 e in tanti vedono nell’insorgenza di questa macabra ricorrenza un sagace espediente per spingere i profitti dell’industria della carne.
Una realtà che tendiamo a collocare in uno scenario a noi distante, eppure, ignoriamo che, talvolta, anche tra i confini della nostra stessa regione i cani possano essere brutalmente strumentalizzati per fare di necessità virtù.
“La Fiera della Frecagnola” un evento ultracentenario che erge Cannalonga una a capitale del Cilento nei giorni che precedono la seconda domenica di settembre.
Nei cinque giorni dell’attesissima sagra si alternano nel borgo antico gruppi di folklore Cilentano itineranti, che fanno delle serate trascorse tra cibo, musica e balli, una solida tradizione locale che si rinnova nel tempo.
Nelle tradizionali “Baracche” si gusta il bollito di capra, “la capra vudduta”, per dirla alla cilentana, un antico piatto della tradizione ed in giro per il borgo si possono trovare tante altre prelibatezze locali, mercatini di manufatti artigianali, dolci tradizionali e tanto altro ancora.
In effetti si tratta di un happening di fine estate che attrae per la ricchezza dell’offerta e la bellezza dei luoghi migliaia di persone.
Proprio in virtù del forte richiamo che la sagra sa evocare, il numero di capre da bollire per assicurare a tutti i palati una razione del “piatto forte” imposto dalla tradizione, aumenta di anno in anno, tant’è vero che diverse edizioni sono state contraddistinte da uno scandalo che ha gettato un alone di cupo mistero sulla sagra.
Nei giorni che seguono il ferragosto, lungo le vie del Cilento sparivano i cani randagi e, per giunta, molti abitanti del posto raccontano che furono ritrovate diverse fosse all’interno delle quali erano seppellite teste di cani.
Cani cucinati come capre?
Un dubbio, o forse, molto di più di un semplice ed infondato timore che impone quantomeno un’ispezione ben più vigile intorno al rituale da celebrare in quella circostanza, nel rispetto della traduzione, ma ancor più dei cani.